Strage di neonati a Verona, chiuse le indagini: ecco la sentenza

Strage di neonati a Verona, chiuse le indagini: ecco la sentenza

I fatti risalgono al periodo tra il 2018 e il 2020: diversi operatori sanitari sono stati dichiarati coinvolti nella morte dei neonati.

Sono stati quattro i neonati morti, 90 i contagiati e nove rimasti disabili, nel periodo che va tra il 2018 e il 2020. In quegli anni, un focolaio di Citrobacter ha coinvolto l’ospedale Donna e Bambino di Borgo Trento a Verona, e oggi sono sette le persone indagate.

Piedini neonato

Le accuse

Sono state chiuse le indagini preliminari della Procura della Repubblica di Verona, che ha accusato sette soggetti, tra medici e operatori sanitari, di reati a vario titolo, a seguito della denuncia delle famiglie delle piccole vittime. Le accuse sono di omicidio colposo, lesioni colpose gravi e gravissime in ambito sanitario.

Sono stati dichiarati coinvolti: Paolo Biban, ex direttore della Pediatria, Francesco Cobello, ex direttore generale dell’Azienda ospedaliera universitaria, Chiara Bovo, ex direttore sanitario, Giovanna Ghirlanda, direttore medico ospedaliero, Evelina Tacconelli, direttore di Malattie infettive, Giuliana Lo Cascio, ex direttore di microbiologia e Stefano Tardivo, risk manager dell’azienda ospedaliera.

Tuttavia, sono solo due i casi imputabili agli operatori sanitari, cioè quelli rientranti nella cosiddetta “fase tre” o “tardiva” della diffusione del batterio nella Terapia intensiva neonatale e pediatrica dell’ospedale.

Il batterio Citrobacter

Il batterio killer, chiamato “Citrobacter”, si era annidato in un rubinetto dell’acqua utilizzato dal personale della Terapia intensiva e anche nei biberon. Le morti di tutti quei neonati potevano essere evitate se chi di dovere fosse intervenuto per tempo e in modo adeguato.

Questo tipo di batteri si può trovare ovunque, sia nell’acqua che nei cibi, provocando infezioni gravi nei soggetti più fragili come neonati, anziani e immunodepressi. La maggior parte delle volte vengono trasmessi attraverso l’assunzione di alimenti contaminati, da madre al figlio durante il parto, contatto diretto da persona a persona, contatto con superfici od oggetti contaminati e, in ambito ospedaliero, tramite contatto con gli operatori sanitari.

Argomenti