Per la giudice la campagna diffamatoria di Azouz Marzouk ha alimentato la corrente innocentista sulla strage di Erba.
La giudice di Como ha scritto nelle motivazioni della sentenza contro Azouz Marzouk che ha tenuto una condotta diffamatoria “di gravità estrema”. L’uomo era il marito di Raffaella Castagna e padre del piccolo Youssef, due delle quattro vittime della strage di Erba che ha sconvolto la cittadina comasca nel 2006.
Azouz è stato condannato a due anni e mezzo per diffamazione aggravata ai danni degli ex cognati, Beppe e Pietro Castagna, che avevano presentato denuncia. Le motivazioni spiegano anche il raddoppio della richiesta del pm di un anno e tre mesi. Per la giudice le insinuazioni di Azouz hanno alimentato la corrente innocentista sull’eccidio, e la denigrazione delle parti offese “già una prima volta stravolte dall’efferato omicidio dei loro familiari, e nuovamente travolte dalla impressionante risonanza mediatica delle infondate accuse a loro rivolte“.
L’accusa dell’uomo alla famiglia della moglie
Anni fa Marzouk aveva portato avanti la tesi che la strage di Erba avesse un fine economico e aveva invitato ad indagare sulla famiglia perché il figlio Youssef conosceva l’assassino e quindi si doveva trattare di qualcuno vicino a sua moglie. “Basta leggersi le carte per capire che qualcuno voleva l’eredità di mia moglie” diceva l’uomo.
Nella sentenza del giudice si legge lo “speciale disvalore” di questo comportamento sotto due profili: “Non solo che l’accusa provenisse da loro stesso cognato, ma anche e soprattutto che si sia inserita nel fluire di una corrente innocentista e revisionista del processo, risolvendosi in una vera e propria campagna di disinformazione, fatta di sibilline allusioni ed eclatanti denigrazioni, brutalmente lesiva della reputazione dei fratelli Castagna“. Un condotta compiuta “nella consapevolezza della falsità delle accuse loro rivolte”.