Strangola l’amante e la getta nel dirupo: condannato a 15 anni

Strangola l’amante e la getta nel dirupo: condannato a 15 anni

Condannato a 15 anni, dieci in meno a quelli richiesti dalla Procura per l’omicidio e occultamento di cadavere.

Nel 2015 una donna sparì nel nulla ma non fu mai denunciata la sua scomparsa. Tre anni fa fu stesso Damiano Corrente a far ritrovare agli inquirenti i resti di una donna che erano in un sacco nero sepolto in un dirupo su Monte Pellegrino a Palermo. L’uomo confessò l’omicidio, che era stato lui a strangolare e uccidere Ruxandra Vesco, 33 anni, e a occultarne poi il cadavere.

Il pescatore dell’Arenella, omicida dell’amante, aveva poi ritrattato tutto. Oggi però è condannato dalla Corte d’Assise a 15 anni di carcere per l’omicidio anche i sostituti procuratori avevano chiesto 25 anni di reclusione. Dieci anni in meno quindi con la concessione delle attenuanti generiche.

giustizia aula tribunali

Lo strano caso di Torrente: confessa omicidi che non ha commesso

Secondo l’avvocato dell’omicida, con una perizia a sostegno, Torrente avrebbe una personalità “narcisista” che lo porterebbe facilmente a fare proprie storie ascoltate da altre. Nel 2020 aveva confessato l’omicidio fatto 5 anni prima di quella che era la sua amante. Il motivo che l’avrebbe spinto ad ucciderla è stato perché Ruxandra Vesco si sarebbe improvvisamente presentata a casa sua, dove viveva con la moglie, e avrebbe anche minacciato di denunciarlo perché avrebbe preteso soldi e l’avrebbe spinta a prostituirsi.

Una confessione piena di dettagli di un omicidio che non era nemmeno al centro di indagini perché non vi era stata la denuncia della donna. Torrente spiegò che avrebbe strangolato Vesco “facendo due giri e tirandola con forza per circa 6 minuti, finché non è morta”. Raccontò poi di averla messa in due sacchi e sepolta in un dirupo di via Monte Ercta. Esattamente nel punto in cui aveva portato gli inquirenti facendo ritrovare il cadavere.

Ma l’uomo ritirò tutto il giorno dopo sostenendo di non sapere nulla invece. Inoltre, si è scoperto che l’omicida si era presentato alla squadra mobile imputandosi una ventina di omicidi che poi gli accertamenti rivelarono che non aveva commesso.

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