Un ex studente dell’Università di Bologna è stato torturato a morte in Iran. La denuncia arriva da Patrick Zaki.
Mehdi Zare Ashkzari, giovane che aveva studiato farmacia due anni fa all’Università di Bologna è morto a seguito delle torture inflitte dalla polizia iraniana. Lo studente trentenne è morto dopo 20 giorni in coma. Lo scrive sui social Patrick Zaki, che come lui aveva studiato all’Alma Mater. “Sembra che sia stato rilasciato dopo essere stato sottoposto a torture per evitare la responsabilità del deterioramento della sua salute” ha spiegato l’egiziano detenuto ingiustamente per anni.
La denuncia arriva anche dal portavoce di Amnesty International Italia che conferma che il ragazzo era stato torturato tanto da entrare in coma e morire dopo venti giorni. Mehdi era stato arrestato durante le proteste che da quasi quattro mesi ormai proseguono incessantemente in Iran. “Unibo ha ora una nuova vittima della libertà di espressione. Purtroppo, questa volta, era troppo tardi per salvarlo. Tutte le mie condoglianze alla sua famiglia e a noi per questa grande perdita” ha scritto ancora Zaki riferendosi alla sua esperienza personale.
La denuncia di Amnesty International
«Mehdi voleva studiare ma doveva anche sbarcare il lunario, quindi a un certo punto ha sospeso i suoi studi per lavorare» racconta un amico di Bologna, anche lui iraniano. Per questo motivo era tornato dalla mamma in Iran. A Bologna Mehdi «lavorava alla pizzeria Ciao Vip, in zona universitaria, vicino al teatro comunale; era un ragazzo sorridente, che si impegnava tanto, e mano a mano ha dato un contributo sempre maggiore».
Nel frattempo la magistratura iraniana ha emesso due sentenze di condanna a morte per un manifestante di 18 anni a Mazandaran. Lo riferisce l’agenzia di stampa Harana. Mehdi Mohammadifard è stato arrestato durante le proteste a Nowshahr, ed è stato accusato di corruzione e guerra. Oltre alla pena capitale, è stato condannato a 7 anni e mezzo di carcere per propaganda contro il regime, “incitamento a turbare la sicurezza del Paese”, “insulto alla leadership” e “reati contro la sicurezza del Paese”. Al giovane è stata negata la possibilità di essere difeso da un avvocato.