Si apre il processo contro Patrick Zaki, studente dell’Università di Bologna arrestato in Egitto.
IL CAIRO (EGITTO) – Si è aperto il 14 settembre il processo contro Patrick George Zaki, il ragazzo arrestato in Egitto. Si tratta di un ricercatore e attivista locale che si è trasferito negli ultimi mesi in Italia per frequentare un master. Il giovane aveva deciso di ritornare in patria ma subito dopo l’atterraggio è scattato il fermo.I parenti avevano denunciato di aver perso i contatti con lui dalla notte di giovedì 6 febbraio.
Il processo a carico di Patrick Zaki
Il 14 settembre si è tenuta la prima udienza del processo a Patrick Zaki. Un’udienza attesissima durata cinque minuti circa. Lo studente ha preso la parola facendo sapere di essere stato detenuto oltre il periodo di tempo legalmente ammesso per i reti minori. Il legale di Zaki ne ha chiesto il rilascio o almeno l’accesso al dossier del suo assistito.
Ricordiamo che in caso di condanna Zaki rischia, per il reato contestato, ossia la diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese, di rimanere in carcere per altri tre anni. Questo in caso di massima condanna e considerando i 19 mesi di detenzione già trascorsi.
I capi di accusa a carico di Patrick Zaki, arrestato al suo ritorno in Egitto
Come riferito da Amnesty, il fermo è scattato subito dopo il suo arrivo in Egitto. I capi di accusa non si conoscono ma per il giovane nel 2019 era stato diramato un mandato di cattura anche se il diretto interessato non era a conoscenza.
I capi di accusa dovrebbero essere quelli di diffusione di fake news attraverso i social media, istigazione alla protesta, sovvertimento del sistema politico vigente e della sicurezza nazionale.
Il giovane è accusato per dieci post di un account Facebook che i legali di Zaki ritengono un profilo falso. Per questi post l’accusa imputa allo studente la diffusione di notizie false, l’incitamento alla protesta e l’istigazione alla violenza e ai crimini terroristici. Il giovane attivista rischia fino a 25 anni di detenzione nel caso in cui venga confermato l’impianto accusatorio.
Si temono torture visto che fonti, citate da Repubblica, hanno ipotizzato l’utilizzo dell’elettroshock durante l’interrogatorio. Una vicenda che sembra essere simile a quella di Giulio Regeni anche se su questo non si hanno certezze.
Zaki alla madre: “Sono esausto e depresso”
Nell’incontro con la madre Patrik Zaki, riportato dall’Ansa, ha ammesso di essere “esausto e depresso. Non posso continuare a stare qui ancora a lungo […]“.
I genitori di Zaki: “Sequestrato per farlo parlare di Regeni”
“Ce l’hanno fatto vedere domenica. Lo rivediamo giovedì. Solo dieci minuti in parlatorio, assieme agli altri detenuti, presente un agente di polizia. Gli abbiamo portato acqua, patatine, pane, succo, formaggi, tutta roba in contenitori di plastica, niente tonno perché è nelle scatole di metallo. Lui non fuma, ma gli abbiamo portato le sigarette: in carcere, sono una moneta di scambio“, avevano dichiarato i genitori del giovane.
“Sul fisico non ha molti segni, ma onestamente non sappiamo dire che cosa sia successo davvero: non ha potuto darci i dettagli di quel che gli hanno fatto. E’ bene che sia vivo, ma poi? E’ un ragazzo forte, però questa situazione è pesante, sa che cosa rischia, è psicologicamente provato”.