Il nuovo studio della Fondazione Gimbe sui tamponi: “Il trend è crollato in prossimità delle riaperture”.
MILANO – E’ stato pubblicato il nuovo studio della Fondazione Gimbe sui tamponi. Secondo quanto precisato da questa ricerca “prima delle riaperture del 4 maggio e del 3 giugno le Regioni hanno fatto un numero più basso dei tamponi“.
Dati ottenuti dopo l’analisi dei numeri raccolti negli ospedali. Ed è alto il rischio di una nuova polemica tra la Fondazione e i governatori che hanno sempre rivendicato il loro impegno nell’individuare i casi attraverso i test diagnostici.
Il professor Cartabellotta: “Il trend dei tamponi è crollato in vista delle riaperture”
I dati sono stati commentati dal professor Nino Cartabellotta, citato dal Corriere della Sera: “Abbiamo valuto il trend – spiega il presidente della Fondazione Gimbe – dei tamponi totali e di quelli diagnostici effettuati a partire dal 23 aprile […]. Esaminando il periodo fino al 10 giugno, il trend dei test totali risulta in picchiata libera nelle ultime 2 settimane. Il trend è crollato del 20,7% in prossimità delle riaperture del 4 maggio, per poi risalire e precipitare nuovamente del 18,1%, in vista delle riaperture del 3 giugno“.
“L’incremento complessivo – aggiunge Cartabellotta – nelle settimane 4-10 giugno non è il risultato di comportamenti omogenei su tutto il territorio nazionale. Infatti, mentre 12 Regioni e Province Autonome fanno registrare un incremento assoluto dei tamponi diagnostici, nelle rimanenti 9 si attesta una ulteriore riduzione“.
Fondazione Gimbe accusa: “I tamponi non sono una priorità per molte Regioni”
Numeri che preoccupano molto la Fondazione che attacca duramente le Regioni: “L’attività di testing – conclude Cartabellotta – finalizzata all’identificazione dei nuovi casi, alla tracciatura dei contatti e a loro isolamento continua a non essere una priorità per molte Regioni. Nella gestione di questa fase dell’epidemia, in particolare dove la diffusione del virus non sembra dare tregua, la strategia delle 3T non è adeguata“.
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