Stupro di Caivano: il luogo delle violenze era stato già segnalato da “Striscia la Notizia”

Stupro di Caivano: il luogo delle violenze era stato già segnalato da “Striscia la Notizia”

Già a giugno la trasmissione aveva denunciato il luogo dell’orrore a Caivano, dove le due ragazzine sono state violentate dal branco.

A scuotere tutta l’Italia in questi giorni è stato l’ennesimo caso di stupro avvenuto nel Parco Verde di Caivano (Napoli), dove due ragazzine sono state abusate ripetutamente da un branco di giovani. Dopo la denuncia dei familiari delle vittime, le indagini sono partite ad agosto: ma il degrado del luogo delle violenze era stato già denunciato a giugno scorso da “Striscia la Notizia”.

carabiniere

La denuncia a Striscia la Notizia

A giugno scorso le telecamere del telegiornale satirico entravano nella realtà di quel capannone, dove poi le due cuginette sono state violentate. Il parroco don Maurizio Patriciello, noto per la sue posizioni anti-camorra, aveva invitato Luca Abete sul posto chiedendo aiuto: “Questo scempio è sotto gli occhi di tutti”.

Proprio in quel vecchio centro sportivo vicino al Parco Verde, abbandonato e caratterizzato dal degrado, le due ragazzine di 10 e 12 anni hanno subito diverse violenze. Si tratta di un luogo che “apparteneva ai miei bambini”, come dice don Maurizio, ma dove ormai nessuno osa entrare.

“Bisogna indignarsi, e per indignarsi bisogna conoscere la realtà” spiegava il parroco mostrando la realtà del posto, sperando di potergli dare nuova vita. E invece, oggi Caivano torna su tutti i telegiornali, ma per uno dei casi più orrendi.

Il caso di Caivano

Le due ragazzine di 10 e 12 anni, nel Parco Verde di Caivano sono state vittime di uno stupro da parte di un branco. Il gruppo aveva portato più volte le cuginette in un vecchio capannone abbandonato, abusando di loro.

Gli indagati sarebbero sei giovani poco più grandi delle vittime, tra cui un maggiorenne. Tra i componenti del gruppo di stupratori ci sarebbero anche i figli di almeno due camorristi. Solo ad agosto le famiglie delle vittime hanno denunciato il fatto ai carabinieri, che hanno poi scoperto altri episodi di violenza sessuale.

Inoltre, dalle indagini emerge che i mostri filmavano tutto con gli smartphone e i video venivano poi mandati in giro come atto di vanto e persecuzione nei confronti delle vittime.