Vittorio Feltri: dall’orrore di Catania al dibattito sul patriarcato.
Nella sua recente stanza su “Il Giornale”, Vittorio Feltri, direttore editoriale, risponde a una lettrice che interroga sull’odio verso le donne, mettendo in discussione se sia una caratteristica degli uomini italiani o piuttosto di quelli provenienti dall’Africa. La recente tragedia di Catania, dove una giovane ragazza di soli 13 anni è stata vittima di un’aggressione sessuale da parte di sette giovani di origine egiziana, ha scosso profondamente l’opinione pubblica italiana.
Secondo Feltri: “Non credo che in Italia sia vigente il patriarcato o che sia dominante la cultura dello stupro, della violenza, della sopraffazione della donna“.
La posizione di Feltri sul caso dello stupro a Catania
Vittorio Feltri ha sollevando interrogativi dolorosi sulla cultura della violenza di genere e sulle sue radici. In un clima già infiammato da eventi precedenti, come il delitto di Giulia Cecchettin, questo episodio ha aperto ulteriormente il dibattito sul patriarcato e sull’impatto delle migrazioni sul tessuto sociale italiano.
L’analisi si estende poi alle responsabilità politiche, attribuendo alla sinistra italiana un tentativo di promuovere una “società gender”, che Feltri interpreta come un’operazione culturale mirata a: “Criminalizzazione del genere maschile, di nazionalità italiana, o comunque bianco“.
Cultura della violenza: una visione oltre i confini
Questo contesto, per Feltri, ha contribuito a creare un ambiente in cui episodi di violenza come quello di Catania trovano terreno fertile, poiché le colpe di pochi vengono generalizzate a un intero genere o nazionalità, senza un’effettiva riflessione sulle cause profonde di tali fenomeni.
Mentre Feltri riconosce che il patriarcato non è una prerogativa esclusiva dell’Italia, evidenziando come in molti Paesi africani la sottomissione della donna sia ancora considerata sacra, il noto giornalista solleva interrogativi fondamentali sulla capacità di integrazione e sull’importanza di un dialogo culturale che vada oltre la semplice condanna. La vera sfida sembra essere quella di trovare un equilibrio tra accoglienza e integrazione, promuovendo valori di parità e rispetto che superino le barriere culturali.