Emma Dante, famosa regista teatrale e cinematografica, ha commentato sul caso proponendo un metodo di punizione alternativo.
La violenza di gruppo avvenuta a Palermo lo scorso 7 luglio sta facendo discutere tutta l’opinione pubblica. Sette ragazzi, d’età inferiore ai 22 anni, hanno stuprato una 19enne riprendendo tutto con un cellulare. Durante le prime deposizioni, i giovani accusati hanno sostenuto che la vittima fosse consenziente ma gli inquirenti continuano a non essere convinti da questa ipotesi.
Ieri, a commentare negativamente sull’accaduto ci aveva pensato Ermal Meta, uno dei cantautori italiani più famosi. L’artista ha auspicato che i colpevoli diventino preda di “100 lupi” per provare che cosa voglia dire essere violentati. Anche Matteo Salvini è di quest’idea, annunciando anche che spingerà in Parlamento per l’introduzione della castrazione chimica: “Se stupri una donna o un bambino hai evidentemente un problema, la condanna in carcere non basta, meriti di essere curato. Punto“.
Il commento più forte, però, è arrivato da Emma Dante, famosa regista teatrale e cinematografica, che, seguendo il pensiero del ministro dei Trasporti, ha proposto un metodo più barbarico per punire i colpevoli di atti di questa gravità.
“I colpevoli vanno evirati”
“A che serve quel coso moscio – ha scritto su Facebook la Dante – quel pezzetto di carne che pesa meno di un etto, quella protuberanza fastidiosa che a volte si mette a destra e a volte a sinistra, quel naso brutto senza narici, quella piccola sporgenza imbarazzante, quell’illusione di centro del bacino, centro del maschio, centro del mondo, quel palloncino che si gonfia con la pompetta della libido e diventa arma tagliente, pugnale penetrante, esaltazione dell’io, pene immondo che insozza la poesia di corpi sublimi fatti di vallate e promontori”.
“Perché non asportarlo subito quel pungiglione velenoso?”, si chiede la regista, aggiungendo che: “Sarebbe un grande rimedio, finalmente, evirare il maschio portatore di fallo fallace a scopo sanitario e ascetico. Allora, questo genere di maschi, ripuliti da superflui pezzi di carne, canterebbero al cielo melodie soavi con le loro voci bianche…”.