Scuola: supplenti Covid senza stipendio da mesi

Scuola: supplenti Covid senza stipendio da mesi

Si parla di tutti coloro che hanno coperto le carenze di organico in piena pandemia. Quegli stessi soggetti che ora aspettano lo stipendio.

Hanno garantito alla scuola di andare avanti, in un clima incerto, tra mille difficoltà. E oggi vengono “ripagati” con stipendi che arrivano in ritardo, per chi ha la fortuna di riceverlo. Questa, la situazione paradossale in cui versano migliaia di insegnanti afflitti dal precariato, inclusi gli ormai famosi “supplenti Covid”. A far loro compagnia, ci pensa inoltre il personale Ata, l’ausiliario, si intende.

Il motivo è simile a tante altre vicende italiane: questioni burocratiche e poca chiarezza sulle modalità con cui bisogna operare. Secondo quanto denunciato un comunicato unitario di Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals del Piemonte c’è stata “una controversia fra Ministero Istruzione e Ministero Economia e Finanze sull’ammontare delle risorse finanziarie necessarie per il pagamento di questi contratti equiparati a supplenze brevi con termine 11 giugno”.

Un precariato in attesa di stipendio

La denuncia arriva dal Piemonte, ma riguarda molte altre zone d’Italia. Una roulette, in cui i più fortunati vincono il saldo di quanto gli spetta per legge. Così mentre gli uffici provano a mettersi d’accordo, i ritardi si accumulano. In molti casi si parla mesi, qualcuno si avvicina addirittura pericolosamente all’anno di attesa.

Scuola

Francesco Sapia

“Alcuni lavoratori devono ancora percepire le mensilità di ottobre e di novembre scorso”, dice a Fanpage.it Francesco Sapia, deputato di Alternativa, che ha presentato un’interrogazione alla Camera per chiedere un intervento del ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, d’intesa con il numero uno del Mef, Daniele Franco. Sono entrambi parti in causa. Al danno va aggiunta una beffa: a chi è scaduto il contratto, e non ha ricevuto il pagamento, non può nemmeno avanzare la richiesta della Naspi, l’indennità di disoccupazione, all’Inps. L’Istituto chiede i cedolini che attestano il saldo delle prestazioni, che ovviamente non ci sono. Un cortocircuito.