Secondo un calcolo di Cgia, l’8 giugno sarà il primo giorno del 2023 in cui gli italiani non lavoreranno per pagare il fisco.
Si chiama “giorno di liberazione fiscale” o “tax freedom day”: è il primo giorno in cui i contribuenti lavorano per “se stessi”, avendo estinto tutti i loro doveri verso lo Stato in termini di tasse e tributi per l’anno in corso. Quello del 2023 in Italia cade l’8 giugno, secondo Confartigianato.
Come si calcola il tax freedom day
E’ stato in effetti l’Ufficio studi della Cgia a realizzare il calcolo delle giornate lavorative utili per onorare tutte le richieste del fisco: 158, in particolare, come riportato da AGI, è il numero dei giorni, contando anche sabati e domeniche, che gli italiani hanno impiegato, nel 2023, per versare tutti i contributi richiesti dallo Stato per tutti i servizi pubblici, dalla sanità, ai trasporti, alle pensioni. Insomma, dal 1 gennaio al 7 giugno.
Come si arriva a tale calcolo? La formula è abbastanza semplice: si parte dalla stima del PIL italiano prevista per il 2023, che ammonta a 2.018.045 milioni di euro e la si divide per ciascuno dei giorni dell’anno. A questo punto, si prendono le previsioni di gettito delle imposte, quindi il totale di tasse previsto, che è di 874.132 milioni di euro, e le si rapporta al dato del PIL quotidiano. Come si comprende, il risultato è puramente teorico.
Un piccolo miglioramento rispetto al 2022
Sempre secondo quanto riportato da AGI, l’anno in corso vede un miglioramento rispetto al 2022: in quell’occasione infatti, il tax freedom day era caduto un giorno dopo, il 9 giugno.
E questo regala una piccolissima speranza, dato che il 2022 è stato l’anno dove la pressione fiscale in Italia ha raggiunto il suo picco storico, anche a causa dei rincari energetici e dell’inflazione. Peraltro, il governo italiano è al lavoro per la “rivoluzione fisco”, una diminuzione dei contributi richiesti. Siamo comunque molto lontani dal record di precocità del “giorno di liberazione fiscale”, segnato nel 2005, quando si festeggiò già il 23 maggio.