Terzo rinvio dell’udienza del padre di Saman Abbas

Terzo rinvio dell’udienza del padre di Saman Abbas

Rinviata a domani l’ultima udienza del processo del papà di Saman: non si è presentato il suo avvocato difensore.

Salta di nuovo l’udienza del processo a Islamabad (Pakistan) per Shabbar Abbas, il papà della 18enne pakistana scomparsa a fine aprile 2021, i cui resti sono stati rinvenuti nei pressi di un casolare a Novellara lo scorso novembre. Questa volta ad essere assente è stato l’avvocato difensore, dopo che 10 giorni fa è mancato un funzionario dell’agenzia investigativa pakistana. L’udienza per l’estradizione è stata nuovamente rinviata a domani, venerdì 20 gennaio, alle 14:30.

sala tribunale

L’arresto di Shabbar

Dopo essere fuggito dall’Italia insieme a sua moglie Nazia Shaheen, Shabbar è stato arrestato nella provincia del Punjab, con l’accusa di essere stato il mandante dell’omicidio di sua figlia. Il padre di Saman Abbas si è presentato davanti al giudice istruttore di Islamabad il 24 novembre, e sono stati consegnati al suo avvocato i documenti ricevuti dal governo italiano per studiare il caso.

Il 10 gennaio, il magistrato ha anche chiesto a Shabbar dove si trovasse sua moglie, Nazia Shaheen, ma l’uomo ha risposto: “Sono in prigione, non ne so nulla”. La donna quindi risulta ancora latitante. Iannuccelli dichiara che “la famiglia Abbas ha radici in Germania e in Inghilterra, quindi non mi sento di escludere che possa essere nascosta da qualche parte anche in Europa”.

Il processo in Italia

Il 10 febbraio ci sarà il processo in Italia sul caso Saman Abbas. In carcere a Reggio sono già presenti lo zio Danish Hasnain, e i due cugini Nomanoulaq Nomanoulaq e Ikram Ijaz. Ma fondamentale sarà anche la presenza in aula del padre, per cui si cerca di portare a termine l’udienza a Islamabad.

Tra Italia e Pakistan comunque ci sono accordi bilaterali, per cui se il giudice decidesse per l’estradizione in Italia del papà di Saman, sarà poi della politica e della diplomazia l’ultima parola. Barbara Iannuccelli dell’Associazione Penelope, aveva dichiarato in una intervista a Fanpage.it: “Non credo rivedremo lui e la madre della ragazza in Italia. Il rischio, se venissero condannati dalla Corte d’Assise di Reggio Emilia, è di avere giustizia sulla carta che non corrisponderà a una giustizia fattuale”.

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