Quando è il momento migliore per fare il test Covid secondo un nuovo studio pubblicato su ‘Science Advances’.
In questo inizio d’estate, con l’Italia divisa tra caldo torrido e temporali, si osserva un aumento dei casi di Covid-19. Questo incremento, evidente soprattutto nel Lazio, riporta in auge domande che pensavamo superate: quando fare il test Covid? È davvero necessario? Uno studio dell’Università del Colorado di Boulder, pubblicato su ‘Science Advances’, tenta di rispondere grazie a un innovativo modello matematico.
Questo modello fornisce indicazioni non solo per il Covid-19, ma anche per altre malattie respiratorie come l’influenza e il virus respiratorio sinciziale (RSV). Una delle principali raccomandazioni è quella di aspettare due giorni dalla comparsa dei sintomi prima di fare il test Covid.
Tempistiche per il test
“Per il Covid, attendere due giorni dalla comparsa dei sintomi prima di fare il test è consigliabile,” spiega Casey Middleton, autrice principale dello studio come riportato da adnkronos.com. “Prima di questo periodo, è probabile che il virus non sia rilevabile, rendendo il test meno affidabile.” Al contrario, per influenza e RSV, è meglio eseguire il test subito alla comparsa dei sintomi. Middleton, dottoranda presso il dipartimento di Informatica alla CU Boulder, ha sviluppato questo modello insieme a Daniel Larremore, docente di Informatica presso il BioFrontiers Institute della stessa università.
Test covid: farlo?
A chi si chiede se fare il test Covid sia ancora necessario, Larremore risponde: “Se hai intenzione di partecipare a eventi sociali, è una buona idea testarsi.” Nonostante l’emergenza pandemica sembri superata, è importante sapere se si è infetti prima di entrare in contatto con persone fragili. Le varianti di Covid-19, infatti, si comportano diversamente rispetto alle versioni precedenti del virus, influenzando l’affidabilità dei test.
Il nuovo modello computazionale ha dimostrato che testarsi immediatamente ai primi sintomi di Covid-19 porta a un’alta percentuale di falsi negativi (circa il 92%). Aspettando due giorni, i falsi negativi scendono al 70%, e con un secondo test al terzo giorno, si riducono al 66%. Anche se sembra poco, diagnosticare un terzo delle infezioni può significativamente ridurre la trasmissione del virus.
Se il test risulta positivo, l’isolamento è il passo successivo. Ma per quanto tempo? Gli autori dello studio suggeriscono la “strategia del test di uscita“: ripetere il test per determinare quando è sicuro tornare alla vita sociale, evitando i lunghi periodi di isolamento suggeriti in precedenza dai CDC. Questa strategia può prevenire più infezioni con minori disagi.
Larremore e Middleton sperano che il loro modello matematico possa aiutare a sviluppare test migliori e fornire consigli più accurati sia ai pazienti che alle autorità sanitarie.