Tolti i figli ad una coppia di donne dopo aver fatto coming out

Tolti i figli ad una coppia di donne dopo aver fatto coming out

L’ennesimo episodio di violenza omofoba nei confronti di due madri che hanno fatto coming out, non possono più vedere i loro figli.

Questa è la storia di due madri che si sono incontrate e hanno creato una famiglia. Una famiglia che però gli è stata tolta. Le due donne si sono incontrate nel 2020, rispettivamente a 28 e 31 anni, col tempo hanno deciso di costruire una nuova famiglia a Palermo.

La prima donna ha un figlio di dodici anni e una di quattro, avute da due relazioni differenti. A raccontare la storia sono le due madri in un intervista a Today. La prima donna, il cui dolore era già stato calpestato quando le portarono via il figlio più grande, che ora vive coi nonni paterni, inizia a raccontare la vicenda. L’altra donna, è madre di una bambina di undici anni, affidata ai nonni materni poiché quando era rimasta incinta era minorenne.

“Avevamo trovato la nostra serenità”

Avevamo nascosto la nostra relazione per molto tempo proprio per paura che ci fossero delle ripercussioni sui nostri figli” racconta sempre a Today. Hanno sempre evitato di esporsi perché si sa, il giudizio altrui in molti, troppi posti, è ancora molto forte. “lo abbiamo fatto per i nostri figli”.

Racconta di come i loro figli amavano la famiglia che avevano costruito, stavano bene. Un giorno come gli altri li stavano aspettando a casa, ma loro non sono tornati. Una è rimasta a casa con i nonni materni e l’altro con quelli paterni.

Bambini

La mamma del ragazzino ha inoltre raccontato “Non mi hanno tolto il figlio quando avevo una relazione con un violento e me lo tolgono adesso perché non accettano la mia relazione con una donna”. L’ennesimo episodio di violenza, quello che si verifica in una società ambigua, che sembra propensa al progresso ma che contrasta anche fortemente le libertà sessuali. Un’episodio di violenza di genere, in cui alla donna vengono allontanati i figli, ma non quando condivide il tetto con un compagno violento.

I nonni e il loro ruolo

Come racconta la donna la violenta separazione dai figli sarebbe un piano degli ex suoceri. Così un giorno si presenta sotto casa loro, si attacca al citofono e vuole parlare col figlio. La nonna paterna le dice che il ragazzino non c’è e che deve andarsene e poi la minaccia: “Senti adesso chiamo i carabinieri, tuo figlio non c’è”. A quel punto è la mamma a chiamare i carabinieri, che una volta arrivati fanno un sopralluogo e prendono nota delle generalità.

La vicenda si conclude e le forze dell’ordine non procedono a nessun’ispezione, nessuna denuncia. L’amarezza e il dolore delle due donne è un incubo dentro il quale non riescono a vivere, soprattutto perché né conoscono il motivo. Sanno che i loro figli gli sono stati portati via per il loro coming out, per il loro amore.

Le due donne sono convinte che le rispettive famiglie si sono messe d’accordo, infatti, dopo una settimana che i bambini erano scomparsi la madre di una telefona. Una telefonata agghiacciante, nella quale diceva “di fare come vogliono loro“, perché loro, “sono più forti economicamente”, ed era inutile mettersi contro.

L’aiuto legale

Le due donne si sono rivolte più volte alla polizia e ai carabinieri, denunciando e mettendo di mezzo un avvocato. La coppia chiede anche aiuto sui social, dove raccontano la loro esperienza di ingiustizia e violenza. Ma la giustizia sta facendo il suo corso. Racconta sempre a Today, il legale delle due donne.

L’avvocato ha anche spiegato “Il pm avrà ordinato alla polizia di lasciarlo lì, con i nonni, facendo prevalere la volontà del minore“, dopo che il ragazzino in un’occasione fu ascoltato dalla procura, dove dichiarà di “non voler stare con la madre”. Continua l’avvocato ” giuridicamente non è un divieto di incontro per cui non ci possono essere problemi se la mia assistita volesse vedere il figlio“. Insomma, secondo l’avvocato la donna ha tutto il diritto di vedere suo figlio.

Le due donne rivendicano il proprio diritto ad essere madri e la discriminazione subita, nonché il dolore di perdere i figli solo per delle scelte di vita che non hanno nulla a che vedere con l’essere una “buona madre”.