Tommaso Buscetta, l'eroe dei due mondi della mafia
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Vent’anni fa moriva Tommaso Buscetta, primo grande pentito di mafia

Tommaso Buscetta

Il 2 aprile 2000 Tommaso Buscetta moriva all’età di 71 anni. Boss mafioso, è passato alla storia per essere stato il primo grande collaboratore di giustizia.

Vent’anni fa Tommaso Buscetta scompariva in Florida, dove viveva da anni con la famiglia sotto falsa identità.

I primi anni di vita a Palermo

Nasce a Palermo il 13 luglio 1928 in un quartiere popolare da una modesta famiglia del posto: la madre è una semplice casalinga mentre il padre fa il vetraio. Ultimo di 17 figli, nel 1944, a soli 16 anni sposa Melchiorra Cavallaro dalla quale ebbe quattro figli.
Durante l’adolescenza iniziò una serie di attività illegali nel mercato nero, come il furto di generi alimentari e la falsificazione delle tessere per il razionamento della farina, diffuse durante il ventennio fascista. Questa attività lo rese abbastanza celebre a Palermo, dove nonostante la giovanissima età veniva già chiamato don Masino in segno di “rispetto”.

Ingresso in Cosa Nostra e prima guerra di mafia

Nel 1945 Tommaso Buscetta venne affiliato a Cosa Nostra e entra a far parte del mandamento palermitano di Porta Nuova. 
Nel 1962, in seguito allo scoppio della cosiddetta “prima guerra di mafia“, Buscetta si schierò dalla parte di Angelo La Barbera e in seguito passò al gruppo di Salvatore “Cicchiteddu” Greco, tenendosi tuttavia nell’ombra per timore di essere ammazzato.

Il primo arresto

Intanto nel dicembre 1968 Buscetta venne condannato in contumacia a dieci anni di carcere per associazione a delinquere nel processo svoltosi a Catanzaro contro i protagonisti della prima guerra di mafia.
Arrestato dalla polizia brasiliana il 2 novembre del 1972 e successivamente estradato in Italia, venne rinchiuso a Palermo nel carcere dell’Ucciardone e condannato a dieci anni di reclusione, poi ridotti a otto in appello, per traffico di stupefacenti.

Evasione e ritorno in Brasile

Trasferito nel carcere piemontese “le Nuove” nel 1980, riuscì a evadere quando gli venne concessa la semilibertà e si nascose nella villa dell’esattore Nino Salvo, sotto la protezione dei boss Stefano Bontate e Salvatore Inzerillo, che lo volevano convincere a schierarsi dalla loro parte per uccidere il loro avversario Salvatore Riina.
Tuttavia a inizio 1981 il boss fiutò il rischio e preferì fare ritorno in Brasile.
Durante la seconda guerra di mafia, lo schieramento vincente dei Corleonesi, guidato da Riina, decise di eliminarlo perché strettamente legato a Bontate, Inzerillo e Badalamenti. Buscetta si salvò perché in Brasile ma le cosche vincenti attuarono vendette trasversali contro i suoi parenti: tra il 1982 e il 1984 i due figli di Buscetta scomparvero per non essere mai più ritrovati

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Arresto e estradizione

Il 23 ottobre 1983 quaranta poliziotti circondarono la sua abitazione a San Paolo in Brasile e lo arrestarono mentre era in compagnia di Leonardo Badalamenti, figlio del boss Gaetano. Nel 1984 i giudici Giovanni Falcone e Vincenzo Geraci si recarono da lui invitandolo a collaborare con la giustizia, ma inizialmente rifiutò. Lo Stato italiano ne chiese allora l’estradizione alle autorità brasiliane. Quando questa venne concessa, don Masino tentò il suicidio ingerendo della stricnina. Salvato, arrivò in Italia dove decise di collaborare, cominciando a rivelare organigrammi e piani della mafia al giudice Falcone.

Tommaso Buscetta pentito

Le rivelazioni di Buscetta consentirono al pool antimafia di istruire il famoso maxiprocesso che metterà alla sbarra decine di boss mafiosi.

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ultimo aggiornamento: 1 Aprile 2020 17:14

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