In carcere per spaccio di droga, il titolare Antonino Vecchio viene accusato di gestire un vero caseificio degli orrori.
Sotto processo i titolari di un caseificio “degli orrori”, dove sono stati trovati prodotti preparati fra topi morti e veleno in cucina. Rinviato a giudizio Antonino Vecchio, 63enne di Raffadali (Agrigento), finito in carcere nel dicembre del 2019 insieme ad altri tre imputati. Indagando per spaccio di droga, i carabinieri hanno fatto l’rrenda scoperta.
Oltre ad Antonino Vecchio, sono sotto inchiesta Omar Catuara (27enne ritenuto suo socio), Daniele Bartolomeo di 40 anni (accusato di avere distribuito i prodotti), Raffadali e Virgilio Sola, 66 anni di Agrigento, addetti alle consegne. Vecchio è imputato per i reati di: adulterazione di sostanze destinate all’alimentazione, frode nell’esercizio del commercio, sfruttamento del lavoro, macellazione illegale, cessione di cocaina e guida senza aver mai conseguito la patente.
Il processo
Mentre i militari indagavano sull’uomo per spaccio di cocaina, si sono trovati davanti ad un vero e proprio “caseificio degli orrori”. I formaggi venivano preparati fra topi morti ed esche velenose utilizzate per ucciderli. Il suo collaboratore rumeno sarebbe stato schiavizzato per 13 ore al giorno per pochi euro e costretto a vivere in un tugurio con i fili dell’elettricità volanti e i topi dentro il frigo.
I carabinieri hanno sequestrato più di 300 chili di alimenti in pessimo stato di conservazione, soprattutto formaggi e carne. L’imputato è stato sanzionato per 65.000 di euro, e inoltre il gip ha bocciato la sua versione dei fatti sostenendo che si trattava di una tesi “del tutto inverosimile basata sulla sola negazione degli addebiti”. Il provvedimento è stato poi confermato dal tribunale del riesame.
La richiesta di rinvio a giudizio avverrà davanti al giudice Francesco Provenzano per il 20 aprile. I difensori (gli avvocati Salvatore Pennica, Arnaldo Faro e Giuseppe Sodano) potranno chiedere un rito alternativo come il patteggiamento o il giudizio abbreviato.