Grazie all’accordo che ha sancito lo sblocco del canale mercantile sul Mar Nero, l’olio di semi è tornato negli scaffali dei supermercati.
Grazie alla partenza delle navi dai porti dell’Ucraina, è stata sbloccata l’importazione di alcuni prodotti alimentari. Tra questi l’olio di semi di girasole, scomparso per un po’ dai supermercati italiani. Il tutto è avvenuto grazie alla normalizzazione delle rotte alimentari dall’Ucraina.
Molti prodotti che avevano subito un aumento di prezzo, adesso torneranno a costare lo stesso tanto di prima. Tra questi prodotti l’olio di girasole, ampiamente utilizzato in Italia per la frittura e non solo. Si tratta anche di un elemento indispensabile per creme spalmabili e salse, come la maionese.
Come altri prodotti, l’olio di semi di girasole durante lo scorso periodo aveva subito un aumento, decretato anche dalla folle corsa dei consumatori all’acquisto dei beni alimentari. Quattro navi cariche di prodotti alimentari sono partite dai porti ucraini, grazie allo sblocco del canale sul Mar Nero, decretato dall’accordo di Istanbul tra Ucraina e Russia mediato dalla Turchia e dall’Onu.
L’accordo ha permesso di sbloccare l’export alimentare via mare. Secondo quanto stabilito nell’accordo tutti i mercantili si fermeranno a Istanbul per essere ispezionati dal Joint Coordination Center.
Cambierà il prezzo di determinati alimenti?
Il mercantile “Mustafa Necati” sta trasportando 6mila tonnellate di olio di girasole diretto in Italia, al porto di Monopoli. Da lì dovrebbe arrivare velocemente in Italia nel caso in cui i controlli sul Bosforo daranno esito positivo.
Grazie all’arrivo dei mercantili, nonostante non si tratti di una vera e propria soluzione al problema, il prezzo dei prodotti alimentari potrebbe subire un ribasso nei supermercati. Come se non bastassero gli aumenti determinati dall’inflazione a causa del conflitto tra Russia e Ucraina, ora anche la siccità sta contribuendo a prosciugare le tasche degli italiani.
Secondo i dati stimati da Coldiretti, per quanto riguarda la raccolta del grano ci sarà un calo del 30% per quello duro usato per la pasta, e del 20% per quello tenero, utilizzato per il pane. Anche la produzione del mais ha subito un meno 45%.