Torturato da baby gang: si salva grazie a WhatsApp

Torturato da baby gang: si salva grazie a WhatsApp

Rapito e torturato da baby gang per circa quattro ore e salvato solo dal suo telefono e da WhatsApp. I fatti terribili a Verona.

Ennesimo episodio di violenza ai danni di un ragazzo da parte di alcuni giovani. A Verona, l’ormai famigerata “banda” Qbr, con base nel Quartiere Borgo Roma, è stata protagonista di una nuova aggressione. Il ragazzo, vittima di rapimento, è stato torturato dalla baby gang per oltre quattro ore ed è riuscito a mettersi in salvo solo grazie al proprio smartphone e ad un messaggio con WhatsApp.

Torturato da baby gang: l’episodio

I fatti, raccontati dal Corriere della Sera, fanno riferimento a quanto accaduto a Verona per oltre quattro ore, dalle 20 di martedì 29 agosto scorso. Un ragazzo, che aveva denunciato già due volte alla polizia l’ormai famosa banda Qbr, si è ritrovato a vivere dei momenti di forte paura.

“Mamma, mamma, mi hanno torturato.. Portatemi via…per favore”. Sono state queste le parole con cui la vittima, di origini indiane, è riuscita a salvarsi. Un messaggio su WhatsApp alla famiglia con tanto di geolocalizzazione e invio della propria posizione.

Il ragazzo, che quando era minorenne aveva fatto parte della stessa baby gang, si era poi pentito e si era dissociato tanto da arrivare ad aiutare la Questura scaligera nelle indagini per individuali. Proprio per questo, si è ritrovato vittima di quelli che, in precedenza, considerava degli amici e che, ora, invece, lo hanno rapito e torturato.

Il racconto del giovane, ripreso sempre dal Corriere, è terribile: “Ho approfittato di un loro momento di distrazione e alle 00.10 ho sbloccato il cellulare in modalità aerea e chiamato subito mia madre… in lingua indiana le ho detto di essere in pericolo e le ho mandato la posizione tramite Whatsapp, quindi l’ho cancellato immediatamente…”.

Una prontezza unica, specie considerando le condizioni in cui si trovava, che però gli ha salvato, probabilmente, la vita.

Dopo poco tempo dal suo messaggio, infatti, ecco le forze dell’ordine e sua madre che hanno posto, almeno in quel momento, fine all’incubo.