Totò Riina, no alla scarcerazione: “Non sarebbe curato meglio altrove”

Totò Riina, no alla scarcerazione: “Non sarebbe curato meglio altrove”

Non è stata accolta la richiesta della scarcerazione di Totò Riina che a febbraio aveva detto alla moglie: “Non mi pentirò mai”.

Il tribunale di Bologna ha rigettato la proposta dei legali di Totò Riina di scarcerarlo per i suoi problemi di salute. I giudici hanno riunito due procedimenti, decidendoli insieme. Il boss mafioso quindi resta detenuto al 41bis nel reparto riservato ai carcerati dell’ospedale di Parma. Alla richiesta effettuati nelle scorse settimane si è opposto duramente il Procuratore Generale di Bologna Ignazio De Francisci che per anni ha lavorato a Palermo. “Salvatore Riina non potrebbe ricevere cure e assistenza migliori in altro reparto ospedaliero ossia nel luogo in cui ha chiesto di fruire della detenzione militare“, lo scrivono i giudici per motivare la loro decisione.

“Io non mi pento di nulla. Posso anche fare 3000 anni”

Nella motivazione dell’ordinanza con cui la Sorveglianza ha rigettato l’istanza del boss di Cosa Nostra si fa riferimento anche a un colloquio registrato lo scorso 27 febbraio con la moglie Antonella Bagarella con il boss di Cosa Nostra che ha detto: “Io non mi pento… a me non mi piegheranno. Io posso anche fare 3000 anni e no 30 anni ma non voglio chiedere niente a nessuno“. Parole che secondo i giudici sono state dette nel contesto di uno scambio di frasi sull’istanza da proporre.

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