Milano, un agente è stato condannato a 10 mesi per aggressione ad una trans: è stata bloccata a manganellate.
Nel maggio del 2023, una drammatica vicenda ha scosso Milano, una trans di 43 anni è stata aggredita a calci e manganellate da alcuni agenti della polizia locale.
Dopo il manganello, questi l’hanno poi immobilizzata con spray al peperoncino. Recentemente, uno degli agenti è stato condannato a 10 mesi di carcere con rito abbreviato per lesioni aggravate.
Mentre altri due agenti sono stati rinviati a giudizio. Anche la vittima, accusata di resistenza a pubblico ufficiale e altri reati, dovrà affrontare un processo che inizierà il 14 novembre.
Agenti colpiscono una trans a Milano: il video è virale
La brutalità dell’intervento è stata documentata da alcuni studenti che, affacciati alle finestre, hanno ripreso la scena con i loro telefoni.
I video, diventati virali sui social media, hanno mostrato gli agenti mentre colpivano la vittima con un manganello e le spruzzavano spray urticante in faccia.
Queste immagini hanno sollevato un’ondata di indignazione e hanno portato la transessuale a presentare denuncia contro gli agenti.
Secondo la sua versione, dopo il pestaggio, gli agenti l’avrebbero trattenuta in auto per diversi minuti senza prestarle soccorso.
L’accusa di falso nei rapporti della Polizia
Gli agenti coinvolti sono imputati di lesioni aggravate dall’abuso di potere. Secondo l’accusa, la vittima sarebbe stata bloccata contro una recinzione e colpita ripetutamente con un manganello, oltre a essere spruzzata con spray urticante negli occhi.
Gli agenti sono accusati anche di falso per aver mentito nei rapporti di polizia, sostenendo che la transessuale si fosse mostrata nuda davanti a donne e bambini.
Poi avesse urinato in pubblico e avesse preso a testate i finestrini dell’auto. Queste affermazioni sono state smentite durante le indagini.
Nella denuncia di Bruna, gli agenti sono stati accusati anche di insulti e minacce a sfondo razziale e omofobo.
Tuttavia, la Procura ha chiesto l’archiviazione di queste accuse, non trovando testimoni o riscontri che confermassero le affermazioni ingiuriose, nonostante i fatti siano avvenuti in pieno giorno.