Transponder: cos’è e come funziona negli antifurto auto

Transponder: cos’è e come funziona negli antifurto auto

Il transponder – in ambito automobilistico – è un dispositivo elettronico su cui è iscritto un codice, necessario a far sì che la centralina riconosca la chiave e permetta l’accensione del motorino di avviamento.

Transponder è un termine di origine inglese, derivato dalla contrazione e dall’assimilazione delle parole transmitter (trasmettitore) e responder (risponditore). In italiano viene talvolta tradotto come trasponditore (o transponditore) benché in genere venga correntemente utilizzata la versione originale. Può essere anche identificato da sigle quali XPDR, XPNDR, TPDR o TP. Si tratta di un dispositivo particolarmente diffuso sia nelle comunicazioni radio che in ambito aeronautico, oltre che nelle comunicazioni satellitari; ciononostante, questo tipo di tecnologia trova una determinata applicazione anche nell’ambito del settore automobilistico.

Cos’è il transponder auto e come funziona

Limitandoci all’ambito delle automotive, potremmo definire il transponder come quel dispositivo elettronico che permette alla chiave dell’auto di interagire con la centralina di controllo. Come suggerisce il nome stesso, ha il compito di trasmettere un segnale e ricevere una risposta. Il trasponditore si trova all’interno della chiave ed è costituito da un device elettronico sulla cui memoria è iscritto un codice. La centralina elettronica dell’auto riconosce il codice del transponder e fa partire il motorino di accensione del motore. Questo processo è reso possibile dalla presenza di una piccola antenna di riconoscimento presente nel blocco di accensione che permette al transponder di inviare il codice alla centralina.

Nelle vetture con dotazione tecnologica di più moderna generazione, il codice del transponder per chiavi auto non è più fisso. Esso può essere criptato utilizzando una frequenza radio protetta oppure riscriversi ogni qual volta si accende il veicolo. Dal momento che si tratta di una tecnologia piuttosto delicata, anche per via delle ridotte dimensioni delle componenti funzionali, è bene prestare una certa attenzione in fatto di conservazione e manutenzione dei dispositivi. Per esempio, quando le chiavi cadono per terra, il chip potrebbe danneggiarsi, e così il transponder auto non funziona più perché non riesce a connettersi con la centralina; inoltre, se le batterie delle chiavi sono scariche, anche il funzionamento del chip potrebbe risultare bloccato perché l’antenna non riesce a riconoscere il codice della chiave.

Va sottolineato come, di per sé, il dispositivo trasponditore non necessiti di alcuna fonte di alimentazione. Esso, infatti, utilizza un sistema denominato ‘accoppiamento induttivo’, per effetto del quale il dispositivo ricava l’energia necessaria al proprio funzionamento dal segnale ricevuto dalla centralina.

Il transponder auto nell’antifurto Immobilizer

L’apparato di dispositivi composto dall’antenna di ricezione nel bocchetto dell’accensione e dal ‘chip’ alloggiato all’interno della chiave formano un sistema di antifurto auto noto come immobilizer. In pratica, tale sistema utilizza l’antenna per leggere il codice del transponder contenuto all’interno della chiave e, nel caso in cui non risulti essere corretto per un dato veicolo, impedisce al motorino di avviamento di mettere in moto l’auto. Questo dispositivo antifurto è stato concepito principalmente per evitare il cosiddetto ‘hot-wiring‘, ossia mettere in moto il veicolo connettendo i cavi di accensione anziché utilizzare la chiave (una pratica piuttosto comune per i furti d’auto).

Come detto, non sempre il codice del chip è fisso, specie nelle chiavi delle auto di più recente generazione. Ad ogni modo, l’Immobilizer a codice fisso prevede un solo codice per ogni chiave che resta immutato dopo ogni accensione. Il sistema a codice variabile, invece, ad ogni avviamento del motore, il codice viene riscritto. Il processo di riscrittura viene effettuato sulla base di un algoritmo conosciuto soltanto dal costruttore dell’auto (per tale ragione, qualora servisse un duplicato della chiave, l’unico modo per ottenerlo è rivolgersi ad un concessionario autorizzato). Esiste, infine, un terzo tipo di immobilizer, che adopera una tecnologia diversa dalle due precedenti. Si tratta del dispositivo con codice elettronico criptato; questi utilizza un transponder di più moderna generazione capace di interagire con la centralina istallata a bordo dell’auto sfruttando una radiofrequenza protetta sulla quale i dati vengono codificati in maniera bidirezionale.

A differenza di quanto si possa pensare, il sistema immobilizer elettrico è stato inventato all’inizio del ventesimo secolo e brevettato da St. George Evans ed Edward Birkenbuel già nel 1919. Il sistema prevedeva una griglia di interruttori a doppio contatto, alloggiati su un pannello montato dentro l’auto. In tal modo, quando si attivava l’accensione, la corrente dalla batteria accendeva le candele facendo partire il motore o immobilizzando la vettura facendo scattare il clacson.

La versione moderna è automatica – non va cioè attivata ogni volta – ed è stata resa obbligatoria da diverse nazioni in giro per il mondo a partire dalla fine degli anni Novanta: Germania e Regno Unito nel 1998, Australia nel 2001 e Canada nel 2007.

Malgrado gli sviluppi della tecnologia, molti immobilizer moderni hanno dimostrato comunque di essere vulnerabili. Molti transponder chiave auto utilizzano chip Megamos che possono essere hackerati dai ladri; il sistema può essere violato sull’auto ma non sulla chiave.

Il transponder nel motorsport

Il trasponditore viene talvolta utilizzato anche in ambito agonistico. L’utilizzo principale che se ne fa è quello di registrare i tempi sul giro. Sulle piste adoperate per cronometrare i tempi di percorrenza sul giro, di solito presso la linea di start e di arrivo si trova interrato un cavo: questi – triangolando con il transponder di bordo – permette di visualizzare su di un tabellone digitale il parametro di riferimento quando la vettura attraversa una delle due linee, registrando così il tempo segnato sul giro.

Sistemi RFID sia attivi che passivi vengono spesso utilizzati anche nel corso di eventi offroad, come ad esempio le corse Enduro o Hare and Hounds. I piloti montano un transponder addosso, di solito su di un braccio. Una volta completato un intero giro, fanno scorrere o toccano il ricevitore che è connesso ad un computer deputato a registrare il relativo tempo sul giro. Anche nella NASCAR viene impiegata la tecnologia dei transponder, dislocati in numerosi punti delle piste – così come i cavi – per determinare la griglia di partenza durante le fasi di corsa in cui viene segnalato un pericolo o interviene la safety car. Questo sistema ha permesso di eliminare la pratica – molto pericolosa – di correre di nuovo ai nastri di partenza per ristabilire la griglia delle posizioni iniziali.