Tredicenne sfila in passerella, il commento di Paolo Crepet
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Tredicenne sfila in passerella, Paolo Crepet: “Io questa non la chiamo civiltà”

Paolo Crepet

Dopo il caso della tredicenne che ha sfilato in un concorso di bellezza, interviene il sociologo e saggista Paolo Crepet.

Dopo aver criticato pubblicamente Fedez e Saviano per le loro confessioni sul tentato suicidio, Paolo Crepet interviene sul caso della tredicenne che ha sfilato in passerella durante un concorso di bellezza pensato per ragazze di almeno 17 anni. Un episodio che ha fatto discutere e che ha portato alla revoca dell’incarico dell’organizzatore. Ma il sociologo e saggista, intervistato a Il Giornale, la vera questione va oltre il singolo caso.

Un primo piano di Paolo Crepet

Paolo Crepet commenta la tredicenne a un concorso di bellezza

Qualche mese fa è stata celebrata ed esaltata una serie il cui attore principale era un killer di 13 anni che aveva ammazzato una bambina di 13 anni. Tutti hanno detto: Che bello che bello che bello Se dici che è bello poi devi essere conseguente. Non scandalizzarti per la miss“. Così Paolo Crepet, con tono diretto e provocatorio, commenta su Il Giornale il caso della giovanissima che ha sfilato per un concorso riservato alle 17enni, tappa verso Miss Italia.

Lo psichiatra rifiuta l’idea che tutto questo possa essere considerato progresso: “Io questa non la chiamo civiltà. E non penso che ci sia rispetto per i bambini e i ragazzi. L’infanzia e l’adolescenza sono diventate età dopate.” Per il sociologo e saggista non si tratta di un fenomeno nuovo.

Sto dicendo che possiamo benissimo celebrare quella ragazza di 13 anni come nel 500 si celebrava l’Infanta che diventava principessa e regina. Non c’è niente di nuovo. Non è cambiato niente“, spiega.

La responsabilità dei genitori

Paolo Crepet sottolinea la responsabilità degli adulti e, in particolare, dei genitori che accettano o favoriscono queste dinamiche. “Esaltando la miss cosa le diamo? Le auguriamo di poter diventare una signorina che viene esposta“. Il punto, secondo lui, non è il concorso in sé, ma l’idea che una bambina possa essere proiettata in un mondo che non le appartiene, sotto lo sguardo compiaciuto degli adulti.

Il paragone con la ragazza italiana di 15 anni che ha stravinto gli europei sui cento piani è significativo. “Caso completamente diverso. Opposto“. Il motivo? “Sforzo, conquista, grande rigore e disciplina. E poi la scelta grandiosa di non partecipare ai mondiali perché deve studiare. Significa che ha genitori che la tutelano e non la espongono“.

Il tema centrale è culturale. La nostra società ha smarrito il senso del limite e della tutela. I bambini vengono adultizzati troppo presto, spinti a bruciare le tappe, a essere visibili prima ancora di essere cresciuti. In nome di una libertà che, come ricorda spesso, “non la cerchi e allora non vale niente. Quel che constato nelle nuove generazioni è il crollo verticale dell’entusiasmo“.

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ultimo aggiornamento: 16 Agosto 2025 12:13

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