Dietro l’apparente cautela, Silvia Salis mostra segnali di ambizioni nazionali, Schlein osserva con crescente preoccupazione.
Negli ultimi anni, il panorama politico italiano ha assistito a una crescente frammentazione e a un desiderio diffuso di rinnovamento. In questo scenario, Silvia Salis, ex atleta olimpica, è emersa come un volto nuovo capace di catalizzare consensi. Eletta sindaca di Genova con una coalizione di centrosinistra unita, Salis ha ottenuto la fiducia della cittadinanza in un momento in cui l’elettorato cercava concretezza e cambiamento.
La vittoria di Salis non è stata solo una questione locale. È apparsa da subito come un esperimento riuscito di unità nel centrosinistra, tanto che lei stessa ha più volte sottolineato che “la mia vittoria di tutto il centrosinistra unito è una buona notizia per la coalizione”. Ma le sue prime mosse da sindaca stanno già creando tensioni interne, soprattutto nel Partito Democratico, che ha contribuito in modo determinante al suo successo con quasi il 30% dei voti.
Nonostante ciò, Salis sembra voler marcare una certa distanza dal PD, preferendo valorizzare la propria lista civica e altre componenti della coalizione. Questa linea sta generando perplessità nei ranghi democratici, dove inizia a farsi largo il sospetto che la sindaca stia cercando di costruirsi un profilo autonomo e nazionale, più che amministrare la città in sintonia con tutti gli alleati.

Le tensioni con il PD e il sospetto di ambizioni più grandi
I segnali sono molteplici. A partire dalla gestione delle deleghe, dove il Partito Democratico reclama sei assessorati, ma Salis si muove con cautela, bilanciando tra figure tecniche, civiche e politiche. La sindaca sembra voler dimostrare di essere una leader indipendente, capace di decidere senza condizionamenti, ma questa postura rischia di alienarle una parte importante della coalizione.
Anche le prime decisioni su grandi progetti infrastrutturali come lo Sky Metro e la Gronda rivelano l’intenzione di prendere tempo, di costruire un’identità forte e riconoscibile, forse anche oltre i confini della città. Quando, nelle sue interviste, Salis afferma che “è prematuro parlare di un mio ruolo nazionale”, lo ripete con tale insistenza da far pensare all’opposto.
La rivelazione finale: un futuro da leader nazionale?
E proprio qui emerge il cuore della questione: Silvia Salis sta costruendo un profilo politico nazionale. I suoi atteggiamenti, la gestione autonoma del potere, la comunicazione calibrata, tutto sembra puntare a un orizzonte più ampio di quello comunale. Non è un caso che gli osservatori politici inizino a leggere nella sua ascesa una possibile alternativa a Elly Schlein, leader del PD spesso percepita come divisiva.
Se Salis riuscirà a mantenere il consenso a Genova e a costruire alleanze solide, potrebbe diventare la nuova figura di riferimento per un centrosinistra più moderato e inclusivo, rappresentando una vera sfida alla leadership attuale. Ecco perché, oggi più che mai, è il Partito Democratico a dover iniziare a preoccuparsi davvero. Il tutto come riportato da liberoquotidiano.it