Tremonti contro Draghi, polemica sul decreto Aiuti Bis

Tremonti contro Draghi, polemica sul decreto Aiuti Bis

Secondo il candidato di Fratelli d’Italia Giulio Tremonti il decreto Aiuti Bis del presidente del Consiglio sarebbe «una pillola avvelenata».

Clima di polemiche tra il professor Giulio Tremonti e Mario Draghi. Secondo il candidato di Fratelli d’Italia, nonché ex ministro dell’Economia dei governi Berlusconi, il decreto Aiuti Bis del presidente del Consiglio sarebbe «una pillola avvelenata» da 250 miliardi al nuovo governo. Tremonti lancia anche un’accusa ad Amco, la società controllata dal ministero dell’Economia che gestisce i crediti deteriorati.  

Secondo Giulio Tremonti, questi crediti «derivano dai finanziamenti erogati a oltre un milione di imprese, nel periodo più cupo del Covid, assistiti da garanzia pubblica quasi totale. Quindi, in ultima istanza ne risponde lo Stato. Fu una scelta positiva, c’era il Covid e la crisi. Inoltre aveva una forte copertura ideologica: era debito buono. Ora però ne dovrà rispondere lo Stato».  

Secondo l’ex ministro, la norma «è un’operazione del tipo window dressing un’alterazione contabile per rendere una situazione più accettabile. Ma non lo è per niente. Il patrimonio cosiddetto separato: da cosa? Questi non sono come le sofferenze bancarie, questi sono crediti morti. E inoltre sono ingestibili: come può una società del Tesoro gestire oltre un milione di partite critiche? Amco non ha né le forze né gli strumenti. Questo è un puro artificio contabile che non so come farà a passare l’esame dell’Unione Europea». 

La normativa introdotta senza votazione

La normativa su Amco sarebbe stata introdotta «in modo surrettizio. E non è questione di principio, o morale, come per gli stipendi dei manager, bensì è sostanziale. Non le sembra curioso che negli ultimi giorni di vita del governo venga introdotta una norma di questo tipo senza che sia stata discussa e votata? E quindi nemmeno capita. Quando invece, su 250 miliardi di garanzie dello Stato, forse bisognava presentarla e discuterla con il dovuto rilievo molto prima, nel rispetto dei principi costituzionali».  

Così conclude: «Qui si crea un problema devastaste. Pensi cosa si sarebbe detto se il governo Berlusconi, nei suoi ultimi giorni, avesse fatto una cosa così. Questa è una deviazione assoluta, fatta all’ultimo e di nascosto».