I dazi imposti da Trump aumentano i prezzi delle Barbie e riducono la disponibilità negli USA. Mattel cambia la produzione.
Negli ultimi anni, l’industria dei giocattoli ha dovuto affrontare una serie di sfide senza precedenti, anche per “colpa” di Trump. La crescente instabilità commerciale, dovuta a tensioni internazionali e a nuove politiche protezionistiche, ha inciso profondamente sulla produzione e sulla distribuzione globale. Negli Stati Uniti, queste dinamiche si sono aggravate con l’introduzione dei dazi imposti dall’amministrazione Trump sulle importazioni dalla Cina, paese da cui proviene la maggior parte dei giocattoli venduti sul suolo americano.
Le aziende del settore si sono trovate improvvisamente a dover ripensare le proprie catene di approvvigionamento, cercando alternative per ridurre la dipendenza dalla produzione cinese. Tra queste, la Mattel, gigante californiano dei giocattoli e casa madre di marchi iconici come Barbie, Hot Wheels (che sta facendo anche modellini F1) e UNO, si è trovata a fronteggiare un aumento dei costi e una crescente incertezza sui mercati.

Le mosse di Mattel per contenere l’impatto
Per far fronte agli effetti delle nuove tariffe, Mattel ha iniziato a diversificare la propria produzione, spostando parte delle sue attività fuori dalla Cina. Una delle mosse più significative è stata l’avvio della produzione del popolare gioco di carte UNO in India, una scelta strategica per ridurre l’esposizione ai dazi. Tuttavia, questa transizione comporta tempi lunghi e costi aggiuntivi.
Secondo quanto dichiarato dal presidente e CEO di Mattel, Ynon Kreiz, l’azienda prevede 270 milioni di dollari di costi incrementali nel solo 2025 legati ai dazi e ai cambiamenti della catena produttiva. Per compensare questi aumenti, Mattel ha annunciato la necessità di applicare rincari sui propri prodotti nel mercato statunitense, una decisione che inevitabilmente si rifletterà sulle famiglie consumatrici.
Barbie più care e meno disponibili
Solo alla luce di queste trasformazioni si comprende la portata dell’impatto sul prodotto simbolo di Mattel: le bambole Barbie saranno meno disponibili sugli scaffali americani e subiranno un aumento di prezzo. La combinazione tra i dazi, l’aumento dei costi di produzione e lo spostamento della manifattura verso altri paesi ha costretto l’azienda a rivedere le proprie strategie di vendita, con conseguenze dirette sulla disponibilità e sull’accessibilità economica della bambola più amata.
In un mercato dove l’80% dei giocattoli venduti è “made in China”, le decisioni politiche si riflettono sulle abitudini di acquisto e sulla possibilità per milioni di bambini americani di continuare a giocare con i loro personaggi preferiti. Mattel, pur tentando di mantenere prezzi competitivi, si trova ora a dover affrontare un mercato più difficile e meno prevedibile, con effetti visibili già dalle prossime festività.