La decisione del Gran Giurì di Manhattan sull’incriminazione di Trump è un caso unico nella storia. Cosa succederà ora al tycoon?
La sentenza dei giudici di New York di incriminare Donald Trump è la prima nella storia degli Usa nei confronti di un ex presidente. I capi d’accusa contro il tycoon sono 34, da quanto si apprende dai media statunitensi, ma ancora non è chiaro cosa accadrà nei prossimi giorni. Secondo i legali, Trump dovrebbe consegnarsi martedì 4 aprile e si dovrebbe seguire la procedura standard con rilevamento delle impronte digitali e fotografie.
L’accusa sarebbe quella di frode aziendale per il caso della pornostar Stormy Daniels. L’ex presidente avrebbe pagato 130mila dollari in nero alla pornostar per farla tacere sulla loro relazione durante la campagna elettorale del 2016, di per sé non si tratta di un reato. Ma è probabile che la procura voglia dimostrare che Trump abbia falsificato la natura delle spese, violando la legge di New York. Il suo ex avvocato Cohen, dice di aver pagato la pornostar di tasca sua e poi di essere stato rimborsato dal tycoon sotto forma di spese legali.
Le accuse contro l’ex presidente
Inoltre, l’accusa sostiene che Trump abbia violato le leggi sui finanziamenti elettorali prendendo quei soldi dai fondi per la sua campagna che era in corso. Questo reato non è stato ancora provato. Si tratta di un caso abbastanza complesso e tra i capi d’accusa potrebbe essere incluso anche altro oltre al pagamento a Stormy Daniels. Per il momento, la procura non ha rivelato ancora i dettagli.
I suoi legali, intanto, fanno sapere che Trump non si opporrà e si consegnerà alla giustizia. La procedura potrebbe subire qualche variazione, dato che si tratta di un ex presidente e sembra che i legali stiano trattando con la procura. Questa incriminazione però cade alla vigilia della campagna elettorale per le presidenziali del 2024. Il tycoon aveva intenzione di correre nuovamente per la Casa Bianca ma quest’ultima ombra sulla sua figura potrebbe essere un pesante ostacolo.
Le conseguenze sulla campagna elettorale
Per quanto riguarda la legge però, la Costituzione degli Stati Uniti non prevede tra i requisiti per la presidenza l’assenza di precedenti penali. Come ricorda il Corriere, secondo il «Sentencing Project», 48 Stati impediscono a cittadini che siano stati condannati per reati penali di votare, ma non di candidarsi. «Potrebbe persino vincere le elezioni ed essere condannato», spiega al Corriere il costituzionalista Lawrence Douglas. «Ciò aprirebbe uno scenario assurdo e legalmente complicato».
Il 75% dei repubblicani sostiene che Trump debba continuare a correre per la Casa Bianca, infatti il 70% degli elettori dipendenti, e il 95% dei repubblicani, sostiene che questa incriminazione abbia una natura politica. In tutto ciò, se l’accusa dovesse provare un reato più grave, come la violazione dei finanziamenti elettorali, Trump rischia fino a quattro anni di carcere cosa che però molti esperti ritengono improbabile.