Donald Trump avverte: “Se Russia e Ucraina rendono difficile il negoziato, gli Stati Uniti si ritireranno”.
La guerra in Ucraina continua a dominare l’agenda geopolitica mondiale, con trattative di pace che oscillano tra speranze e tensioni crescenti. In questo contesto incerto, gli Stati Uniti, storicamente tra i principali sostenitori dell’Ucraina, sembrano ora voler accelerare il processo negoziale, anche a costo di prendere decisioni drastiche. Le dichiarazioni provenienti da Washington nelle ultime ore indicano un cambio di tono significativo.

Un equilibrio fragile tra diplomazia e impazienza
A lanciare il primo segnale è stato Marco Rubio, segretario di Stato americano, che ha dichiarato: “Dobbiamo decidere nei prossimi giorni se la pace è fattibile o meno” e ha aggiunto: “Se non è possibile porre fine alla guerra in Ucraina, dovremo andare avanti. Non è la nostra guerra. Non l’abbiamo iniziata noi”. Una frase che riflette la crescente impazienza americana verso uno stallo percepito come strategico da entrambe le parti. Parallelamente, i colloqui a Parigi tra gli Stati Uniti e i partner europei hanno prodotto un documento di indirizzo che, seppur ancora informale, suggerisce una possibile via d’uscita dal conflitto.
Il piano USA e l’avvertimento di Trump
Nel corso di questi colloqui è emerso un piano ambizioso: la Russia manterrebbe i territori occupati in cambio di un cessate il fuoco duraturo e dell’allentamento delle sanzioni. Inoltre, si congelerebbe il processo di adesione dell’Ucraina alla NATO, un punto sensibile per Mosca. Sebbene questa proposta non sia stata ancora formalizzata, ha già provocato reazioni contrastanti a Kiev e acceso nuovi dibattiti in Europa.
Ma il vero colpo di scena è arrivato con le parole di Donald Trump. In una dichiarazione a margine di un evento ufficiale, il presidente degli Stati Uniti ha affermato: “Se per qualche motivo, una delle due parti rende molto difficile un accordo per la pace diremo loro che ‘siete sciocchi’ e ‘siete persone orribili’ e lasceremo perdere”. Un messaggio chiaro e diretto, che pone nuove pressioni su Mosca e Kiev. Trump ha anche sottolineato la volontà di “fermare le uccisioni” e “salvare delle vite”, aggiungendo: “Si contano 2.500 morti a settimana”. Rispondendo a una domanda sulla sincerità della Russia nei negoziati, ha dichiarato: “Tutta la mia vita è stata una grande negoziazione e so quando le persone ci stanno prendendo in giro e quando no”.
Il rischio, ora, è che gli Stati Uniti decidano davvero di ritirarsi dal tavolo se non percepiranno segnali concreti di disponibilità. La deadline? Il 26 aprile. E nel frattempo, si attende a Washington il premier ucraino Denys Shmyhal per un vertice che potrebbe essere decisivo.