Trump, Putin e la fine dell’impero americano: cosa sta succedendo

Trump, Putin e la fine dell’impero americano: cosa sta succedendo

Perché Vladimir Putin vede in Donald Trump un acceleratore del declino dell’impero americano. Un’analisi tra geopolitica e cultura.

Secondo l’interpretazione di Mosca, la possibile presidenza di Donald Trump rappresenterebbe un punto di svolta per gli Stati Uniti. Per Vladimir Putin e i suoi principali consiglieri, Trump potrebbe non essere un alleato diretto, ma un catalizzatore del declino dell’America come superpotenza globale.

Questa visione si basa su un’analisi storica che richiama il collasso dell’Unione Sovietica e immagina gli Stati Uniti come un impero in disfacimento, soggetto a crisi interne di tipo culturale, economico ed etnico.

Vladimir Putin

La visione del Cremlino

Personaggi come Nikolai Patrushev, segretario del Consiglio di Sicurezza Russo, sostengono che gli USA stiano affrontando divisioni interne sempre più marcate, al punto da paventare una possibile secessione di stati chiave come Texas e California.

Questo scenario apocalittico è alimentato anche dalla narrazione di alcuni media russi, che prendono spunto da fenomeni culturali americani. Come il film Civil War, interpretandoli come premonizioni del futuro del paese.

Trump: un “Gorbacev americano”?

Nella visione russa, Donald Trump viene paragonato a Mikhail Gorbacev, l’ultimo leader dell’Unione Sovietica. Proprio come Gorbacev è accusato di aver indebolito il comunismo e distrutto l’URSS, Trump viene visto come un leader capace di minare le fondamenta dell’ideologia liberale americana. Il Cremlino teme e al tempo stesso auspica che il magnate repubblicano possa amplificare le divisioni interne e ridurre il ruolo degli Stati Uniti come arbitro globale.

Tuttavia, l’idea che Trump possa accelerare la fine dell’America non è supportata da analisi concrete. Gli USA, nonostante le loro tensioni politiche interne, godono di una robusta economia, un sistema federale consolidato e un’influenza internazionale ancora dominante. Inoltre, contrariamente alle narrazioni catastrofiche russe, le ultime elezioni hanno mostrato una maggiore coesione politica rispetto agli anni precedenti. Con Trump che ha guadagnato consensi anche in stati tradizionalmente democratici.

L’idea di un imminente collasso americano riflette più i desideri geopolitici russi che una realtà oggettiva. Per il Cremlino, immaginare un’America debole è una strategia per rafforzare la propria posizione in un contesto internazionale sempre più competitivo. Ma la realtà sembra raccontare una storia diversa: gli Stati Uniti, pur con le loro sfide interne, continuano a rappresentare una forza centrale negli equilibri globali. La figura di Trump, più che un Gorbacev americano, sembra essere un’incognita da gestire piuttosto che un agente del caos inevitabile.