Tuning auto e moto: cosa significa e in cosa consiste
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Direttore: Alessandro Plateroti

Tuning auto e moto: cosa significa e in cosa consiste

Tuning

Il tuning di auto e moto può riguardare numerosi aspetti del mezzo, modificando sensibilmente il look, gli interni e le prestazioni con interventi su carrozzeria, abitacolo e motore.

Con il termine inglese ‘tuning‘ (traducibile alla larga con ‘messa a punto‘ oppure ‘elaborazione‘) si intende quel processo con cui vengono modificate le caratteristiche estetiche, meccaniche e prestazionali di un’auto o di una moto di serie. Si tratta, in altre parole, di personalizzare un veicolo a due o quattro ruote modificandone le caratteristiche di fabbrica. Il fenomeno ha origine negli Stati Uniti nel secondo Dopoguerra e ha vissuto la sua epoca aurea tra gli anni Sessanta e Settanta quando spopolavano le cosiddette ‘hot rod’; la personalizzazione delle auto di serie iniziò con un semplice ‘alleggerimento’, tramite la rimozione di parti della carrozzeria, abbinato al potenziamento del motore. Il tuning è poi sbarcato in Europa e non solo, diventando un fenomeno di portata mondiale.

Esiste anche un procedimento inverso, che consiste nel ripristinare le caratteristiche di serie di un mezzo rielaborato; in tal caso si parla di detuning.

Il tuning auto

Il tuning di una auto può interessare diverse aree: gli esterni, gli interni, il motore e la meccanica, al fine di personalizzare il look e le prestazioni del veicolo. Non a caso esistono alcuni marchi che con il tempo si sono specializzati nel processo di tuning, come per esempio la Abarth, un’azienda automobilistica italiana nata come costruttore alla fine degli anni Quaranta e trasformatasi con il tempo in una delle più famose case per il tuning auto (uno dei primi esempi è la A112 Abarth del 1971).

Come detto, il processo di personalizzazione può riguardare praticamente ogni aspetto del mezzo. Il tuning estetico è quello che modifica l’aspetto dell’auto (o della moto); gli autoveicoli consentono un maggior margine di manovra in tal senso perché le aree e le superfici modificabili sono più ampie.  Per quanto riguarda gli esterni, questo tipo di elaborazione copre una vasta gamma di interventi: si va dalla semplice tinteggiatura personalizzata della carrozzeria fino ad interventi più massicci, volti a migliorare il rendimento aerodinamico della vettura. In quest’ultimo caso, il tuning può prevedere l’aggiunta di elementi come alettoni, minigonne, passaruota e tubi di scarico maggiorati e spoiler per aumentare la deportanza fino a modifiche radicali come l’abbassamento dell’assetto (molto dipende anche dalla destinazione d’uso della vettura modificata) o la rimozione di alcune parti di carrozzeria.

Anche l’abitacolo può essere sensibilmente modificato, sia dal punto di vista estetico che per ciò che riguarda l’equipaggiamento tecnologico. Il cosiddetto ‘tuning audio‘ è l’insieme delle modifiche che si apportano al sistema audio di bordo: il processo può consistere tanto nella sostituzione dell’impianto di serie (o nell’istallazione di un impianto nuovo se l’allestimento auto non prevede tale dotazione) o nel potenziamento dello stesso, aumentando il numero degli altoparlanti, sostituendo i cavi di serie con altri di migliore qualità e così via.

L’impianto audio è solo uno degli elementi che possono essere coinvolti nel tuning interni. Bisogna tener presente che spesso le auto elaborate sono destinate alle competizioni sportive; ciò vuol dire che la personalizzazione degli interni non ha fini estetici ma semplicemente funzionali, ovvero eliminare tutti gli elementi ‘superflui’ per ridurre il più possibile il peso complessivo dell’auto. In tal senso è anche possibile sostituire le componenti di serie con altre simili ma costruite con materiali più leggeri. L’importante è rispettare la corretta distribuzione dei carichi secondo le norme previste dal regolamento delle gare cui è destinata la vettura modificata.

Tuning
Fonte immagine: https://www.flickr.com/photos/ninolo/10273078154

Se, invece, il tuning ha solo finalità di natura estetica, gli interventi possono essere diversi e di segno diametralmente opposto. In questo caso, infatti, l’elaborazione può comportare la modifica o la sostituzione di qualsiasi (o quasi) parte dell’abitacolo; ad esempio, si può sostituire il volante di serie con uno sportivo o più moderno oppure rimodernare i rivestimenti interni, la selleria e la tapezzeria.

Il tuning motore e meccanico

La personalizzazione di un’auto o di una moto può riguardare anche il gruppo motore. Il processo di ‘engine tuning’ comporta modifiche al sistema di combustione o interventi sulla centralina, al fine di migliorare le prestazioni, ottimizzare i consumi o assicurare all’unità di propulsione una maggiore durabilità. Non sempre è possibile ottenere tutti questi risultati contemporaneamente e per questo talvolta bisogna fare una scelta.

Ad ogni modo, il tuning può essere semplicemente meccanico oppure di tipo elettronico. Nel primo caso, si mette mano direttamente sul motore con interventi che vanno dalla semplice sostituzione dei filtri consunti o ostruiti fino alla manipolazione dell’iniezione e della distribuzione (con la sostituzione dell’albero a camme). L’incremento delle prestazioni passa, ovviamente, anche attraverso l’aggiunta di un turbocompressore.

Il tuning del motore rientra in un processo più ampio di tuning della meccanica. Una volta potenziato il motore è fisiologicamente necessario adeguare anche altre parti dell’auto come i pneumatici, l’impianto frenante, gli ammortizzatori e le sospensioni. Questo genere di modifiche costituisce il cosiddetto tuning meccanico. Come detto, l’elaborazione del motore può riguardare anche la centralina, modificando le impostazioni o effettuando la rimappatura della ECU.

Il tuning e la legislazione

Le modifiche apportate ad un’auto o ad una moto hanno anche delle conseguenze dal punto di vista legale. Il tuning, infatti, comporta una modifica degli standard di fabbrica per i quali il veicolo è stato omologato. Le vetture rielaborate sono difficilmente inquadrabili dal punto di vista legale; un passo avanti, in tale direzione, è stato compiuto nel 2009 con la promulgazione del decreto ‘Milleproroghe‘.

Prima del 2009, infatti, una vettura modificata per essere ammessa alla circolazione doveva ottenere il nulla osta da parte della casa costruttrice. Quest’ultima, in genere, era riluttante a concederlo perché si trattava di assumersi la piena responsabilità per un veicolo che non presentava più le stesse caratteristiche con cui era uscito dalle linee di produzione. Con il decreto Milleproroghe, il nulla osta del costruttore non è più necessario perché lo stesso decreto dispone che i criteri di omologazione vengano disposti da provvedimenti appositi del Ministero dei Trasporti.

In altri paesi, la legislazione si è adeguata già da tempo, come ad esempio in Spagna e in Germania, dove esiste una società (la TUV di Monaco di Baviera) che si occupa delle certificazioni per le auto elaborate.

Fonte immagine: https://www.flickr.com/photos/48062277@N05/4406119430

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