James Osgood è stato giustiziato per aver violentato e ucciso una donna, cugina della sua fidanzata. Tutti i dettagli.
In una tranquilla città dell’Alabama, la scoperta del corpo di una donna ha dato inizio a una delle indagini più disturbanti della storia recente dello stato. La vittima, Tracy Brown, era scomparsa da un giorno quando il suo datore di lavoro, preoccupato per l’assenza ingiustificata, avvisò le autorità. La scena ritrovata nella sua abitazione lasciò gli investigatori senza parole.

Un delitto nato da una fantasia condivisa
Le prime tracce conducevano a una coppia: James Osgood e la sua fidanzata, Tonya Vandyke, entrambi conoscenti della vittima. Quel che emerse dalle indagini, però, andava ben oltre una semplice dinamica relazionale. I due, secondo le testimonianze raccolte e le confessioni ottenute successivamente, condividevano fantasie di rapimento e tortura, che trasformarono in una realtà orribile la notte del 17 ottobre 2010.
Una condanna voluta dallo stesso colpevole
Tracy Brown fu costretta a subire atti sessuali sotto minaccia di un’arma da fuoco, un’aggressione brutale che si concluse con la sua uccisione: Osgood le tagliò la gola. Una delle circostanze più scioccanti del caso fu che Tonya Vandyke era cugina della vittima e partecipò attivamente al crimine.
In seguito all’arresto, Osgood confessò i dettagli dell’aggressione, anche dopo aver appreso che la sua compagna aveva già ammesso le proprie responsabilità. Vandyke fu condannata all’ergastolo, mentre Osgood ricevette due condanne per omicidio capitale. Sebbene una corte d’appello avesse inizialmente annullato la sentenza di morte, fu lui stesso, anni dopo, a richiederla: non voleva che la famiglia della vittima rivivesse il trauma di un nuovo processo.
Il 24 aprile 2025, presso il penitenziario di Holman, James Osgood è stato giustiziato tramite iniezione letale. Nei suoi ultimi istanti ha pronunciato poche parole: “Non ho più detto il suo nome da quel giorno. Tracy, mi scuso.” Con questa esecuzione, lo Stato dell’Alabama ha chiuso un doloroso capitolo durato quasi 15 anni, confermando il proprio impegno nella ricerca di giustizia per le vittime di crimini efferati.