Uccise i due coinquilini a coltellate, De Marco “si è alleato col male”

Uccise i due coinquilini a coltellate, De Marco “si è alleato col male”

La sentenza nei confronti del 22enne Antonio De Marco è netta: ergastolo per aver ucciso i due coinquilini, che erano fidanzati.

Il delitto perpetrato da Antonio De Marco, 22enne studente di infermieristica, ai danni di Daniele De Santis, arbitro leccese, e della fidanzata Eleonora Manta, è brutale. 79 coltellate, che hanno causato la fine della vita della coppia. Un dramma consumatosi in casa, un appartamento che i tre dividevano in via Montello a Lecce. La sentenza nei confronti di De Marco è netta e non lascia spazio a dubbi.

L’ergastolo

Il giudice Pietro Baffa, che ha condannato all’ergastolo De Marco, ha affermato quanto segue. Ha scelto volutamente e lucidamente, in condizioni di piena capacità, sano di mente, un’alleanza con il male, coltivando tutti i canali informativi che alimentassero questa scelta: la pedopornografia, la prostituzione, i video di mutilazioni, i canali esoterici, i fumetti Manga – affermazione che non farà piacere agli amanti dei fumetti giapponesi – i personaggi bui e oscuri di certa mediocre letteratura perversa divulgata per adescare i deboli, a differenza di coloro che sono portatori di solidi valori etico morali, che sono disgustati da certi scenari e se ne tengono lontani. Quindi De Marco ha ucciso in piena consapevolezza con dolo di massima intensità, con premeditazione e con crudeltà, si legge nella sentenza.

Prigione

Perso l’approssimativo equilibrio che aveva trovato nel periodo liceale in cui proteggeva il suo sé fragile ma grandioso con l’auto-isolamento ed entrato in conflitto con persone che avevano relazioni positive in ambito universitario, vissuto il rifiuto delle ragazze con cui avrebbe inteso fidanzarsi come un duro colpo all’autostima già in fase di notevole compromissione, aveva sviluppato una forma di invidia maligna verso coloro che avevano ciò che a lui mancava, maturando nei confronti di queste persone un insano desiderio di vendetta, ha scritto il giudice.

Da ciò, la conclusione della sentenza: De Marco, quindi, scelse di uccidere con estrema lucidità e infatti programmò anche per iscritto con dovizia minuziosa ogni fase del delitto e quanto occorreva acquistare per la sua realizzazione. De Marco ha ucciso perché voleva uccidere, perché nell’omicidio era vittorioso, trovava la compensazione alle sue frustrazioni e per questo lo commetterebbe ancora se incontrasse sul suo cammino altre persone che amplificassero le sue frustrazioni. Il pm ha dichiarato davanti alla corte che De Marco ha detto o ha scritto che se avesse un coltello saprebbe lui cosa fare ai giudici che lo processano.

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