Ucraina, la NATO alza la spesa militare per contenere Mosca, ma il Cremlino riceve pieno supporto da Pyongyang.
Il contesto internazionale è sempre più teso, l’invasione russa dell’Ucraina ha rappresentato uno spartiacque per l’Europa e per l’intera Alleanza Atlantica. Gli equilibri di potere si stanno rapidamente ridefinendo, mentre il rischio di una nuova escalation militare torna a dominare l’agenda dei vertici internazionali. È proprio in questo clima che la NATO si prepara a un cambiamento epocale nella sua strategia difensiva.

Una NATO più ambiziosa per una minaccia crescente
A Bruxelles, durante l’ultimo summit dei ministri della Difesa, è emersa con chiarezza la volontà di aumentare gli investimenti nel settore militare. Gli Stati Uniti, guidati da Donald Trump, chiedono un impegno concreto: destinare fino al 5% del PIL alla difesa, superando così il tradizionale obiettivo del 2%. L’Italia, la Germania e soprattutto i Paesi baltici si sono mostrati favorevoli, con la ministra lituana Šakalienė che ha avvertito: “O ci prepariamo ora o tra pochi anni parleremo russo”.
La risposta del Cremlino è già in atto
Ma mentre l’Occidente si confronta su quote e spese, il Cremlino agisce. E non lo fa da solo. Negli ultimi giorni, il segretario del Consiglio di sicurezza russo, Sergei Shoigu, si è recato a Pyongyang, dove ha ricevuto l’appoggio totale del leader nordcoreano Kim Jong-un. Una dichiarazione di “sostegno incondizionato” che ha colto di sorpresa molti osservatori, ma che segna un’ulteriore saldatura nell’asse Mosca–Pyongyang.
Questa intesa non è solo simbolica. La Corea del Nord ha già inviato armi e personale militare in supporto alla Russia e il nuovo trattato di partenariato firmato lo scorso anno prevede anche cooperazione militare avanzata. L’obiettivo? Rafforzare il fronte anti-occidentale e creare una rete di alleanze alternative.
Mentre la NATO rilancia la sua strategia militare per contenere la minaccia russa, Putin ha già scelto i suoi alleati. L’asse con la Corea del Nord, solido e operativo, dimostra che la Russia non è isolata: anzi, ha già pronto il suo piano per il lungo termine.