Stanford ha usato l’intelligenza artificiale per ridisegnare il genoma di un virus e combattere l’Escherichia coli.
Nel 2010, il biologo Craig Venter fu il primo a sintetizzare una cellula artificiale, scatenando un acceso dibattito etico. Oggi, però, il vero protagonista è l’intelligenza artificiale, che ha appena compiuto un salto epocale nella biologia sintetica. Un team di ricercatori della Stanford University ha utilizzato una rete neurale chiamata Evo per progettare il genoma di un virus capace di infettare e uccidere ceppi di Escherichia coli resistenti agli antibiotici.
Questo esperimento, ancora in fase preliminare e pubblicato su bioRxiv, rappresenta un potenziale punto di svolta per la lotta ai superbatteri, ma solleva anche interrogativi importanti in termini di sicurezza e controllo.

L’intelligenza artificiale ridisegna il virus ΦX174
Come riportato da repubblica.it, il virus utilizzato come base è il ΦX174, uno dei più semplici noti alla scienza, composto da soli 11 geni e 5.000 basi di DNA. Gli scienziati hanno sfruttato questa semplicità per testare le capacità di Evo, una rete neurale addestrata su oltre 2 milioni di genomi virali. A differenza di modelli come ChatGPT, Evo non lavora con parole ma con sequenze genetiche.
Il risultato? Evo ha generato 302 versioni sintetiche del genoma del virus. Di queste, 16 si sono dimostrate efficaci: hanno infettato e distrutto colonie di E. coli resistenti agli antibiotici. Si tratta del primo esempio documentato di un virus completamente ingegnerizzato tramite IA che agisce con successo in un ambiente biologico.
Opportunità rivoluzionarie e rischi concreti
Secondo gli autori, questa tecnologia potrebbe aiutare a creare nuove terapie personalizzate contro infezioni batteriche per cui oggi non esistono cure efficaci. Tuttavia, non mancano le perplessità. Eric Topol, direttore dello Scripps Research Institute, ha espresso su X (ex Twitter) il timore che virus modificati possano sfuggire al controllo.
Essendo il preprint non ancora sottoposto a revisione scientifica, nessun esperto indipendente ha validato i risultati. Inoltre, c’è il rischio teorico che virus ingegnerizzati possano evolvere o interagire con altri agenti biologici, causando conseguenze imprevedibili.
Pur non essendo veri esseri viventi, i virus possono essere potenti strumenti biotecnologici, ed è fondamentale gestirli con trasparenza, regolamentazione e supervisione rigorosa.