Università, le proposte dei programmi elettorali

Università, le proposte dei programmi elettorali

In occasione delle elezioni del 25 settembre, i partiti stanno avanzando delle proposte al fine di migliorare le università in Italia.

In vista delle imminenti elezioni del 25 settembre, tutti i partiti candidati hanno presentato il loro programma elettorale. Alcuni di questi hanno mostrato una particolare attenzione per il tema scuola e università, proponendo l’introduzione di alcune novità. Sembra però che non tutti i provvedimenti proposti – sia in tema università che non – siano sostenibili per le casse dello Stato.

La situazione dell’istruzione in Italia è piuttosto catastrofica: pare che il Bel Paese sia lo Stato più misero in qualità di università e ricerca tra tutti i Paesi occidentali. Difatti, la spesa pubblica in Italia dedicata ad università e ricerca è veramente esigua.

Secondo i dati del 2017, raccolti dall’Osservatorio Cpi., pare che l’Italia sia il Paese dell’Unione europea in cui la spesa per il debito pubblico è stata più alta – nella fattispecie di 0,2 punti percentuali di Pil – della spesa per l’istruzione.

Ciò significa, in numeri, che nel 2017 lo Stato ha speso solo lo 0,3% del Pil, meno della metà della media europea pari allo 0,7%. Proprio per questo motivo, alcuni partiti come Azione e Italia Viva stanno puntando su degli investimenti in ambito scolastico, per il reclutamento di docenti e sostegni a coloro che lavorano fuori sede.

Il programma di Azione e Italia Viva

«Per supportare l’autonomia abitativa, proponiamo di garantire un sostegno alla residenzialità per tutti gli studenti fuori sede iscritti a università o Its per un massimo di 4 anni». Il programma prevede anche per gli studenti fuori sede «l’introduzione di strumenti e risorse per assicurare servizi sanitari, abitativi, amministrativi e di mobilità».

Azione e Italia Viva hanno intenzione di mettere in atto un programma di reclutamento per nuovi docenti e ricercatori «al fine di allineare il rapporto docenti studenti agli standard europei. In Italia, infatti, il numero di studenti per ogni docente è di 20,3. Mentre in Francia è di 16,8, nel Regno Unito di 15,4 e in Germania e Spagna è di 12».

Terzo Polo e gli investimenti nell’università italiana

Il Terzo Polo vorrebbe invece incrementare gli investimenti «fino al raggiungimento di un ulteriore punto percentuale di spesa del Pil». Tra le altre novità, anche quella di trasformare gli atenei in fondazioni di diritto privato «a capitale totalmente e orgogliosamente pubblico. Per consentire all’università italiana di competere con tutte le sue energie e potenzialità nel mercato globale».