Un uomo ha ucciso l’ex compagna Jenie Barbato con 11 coltellate perché lei aveva smesso di parlargli. Condannato a due ergastoli consecutivi.
La tragedia avvenuta nel settembre 2020 a West Palm Beach, in Florida, ha lasciato un’intera città sotto shock, un uomo, Robert Wayne Murray, 60 anni, è stato condannato a due ergastoli consecutivi per aver ucciso la sua ex compagna, Jenie Barbato, 63 anni, colpendola con 11 coltellate. Secondo le indagini, il movente sarebbe stato il risentimento per il fatto che la donna aveva smesso di parlargli.

Un gesto estremo nato dal rifiuto
Murray è riuscito a entrare di nascosto nella comunità residenziale per anziani Century Village, eludendo la sorveglianza e forzando una finestra dell’abitazione della vittima. Una volta dentro, ha usato un coltello da macellaio per colpire la donna nella parte superiore della schiena e nel torace. Le prove raccolte in seguito dalla polizia – tra cui tracce di sangue sulla finestra e sulla porta – hanno permesso di ricostruire la dinamica dell’aggressione.
In una chiamata al 911, fu lo stesso Murray ad affermare di essere “arrabbiato perché la sua ragazza aveva smesso di parlargli” e che voleva togliersi la vita. Gli investigatori hanno poi scoperto che l’uomo aveva anche inviato messaggi ad altri, chiedendo loro di contattare Barbato. In uno di questi scrisse: “Va bene, grazie. Se non lo fa, guarda il telegiornale.”. Come riportato da Lawandcrime.com
La condanna e le parole della famiglia
Nel 2024, una giuria della contea di Palm Beach ha dichiarato Murray colpevole di omicidio di primo grado con arma letale e di furto con scasso armato, reati per i quali il giudice Sarah Willis ha disposto due condanne all’ergastolo senza possibilità di libertà condizionale. Le pene dovranno essere scontate consecutivamente, secondo la decisione del tribunale.
La famiglia di Jenie Barbato ha accolto la sentenza con un misto di dolore e sollievo. “Sono passati cinque lunghissimi anni, ma ora abbiamo una risoluzione”, ha detto una delle figlie. Un’altra ha ricordato che proprio in quel mese ricorreva il decimo anniversario del trapianto di cuore della madre: “Avremmo dovuto celebrare, non piangere”.