Matthew Peoples è stato condannato a 30 anni per aver ucciso il fidanzato della sorella durante una lite domestica.
Una lite domestica degenerata si è trasformata in un caso giudiziario di grande risonanza in Florida. Matthew Peoples, 35 anni, è stato condannato a 30 anni di carcere per aver ucciso con un colpo di pistola Tyler Pate, il fidanzato di sua sorella e padre del nipote. La vicenda è avvenuta il 4 settembre 2023 a Bonifay, contea di Holmes, durante un acceso litigio tra la sorella dell’imputato, Kaylynn Streight, e Pate. I due si trovavano a casa di lei, e l’argomento sarebbe sorto in merito a una prescrizione medica.

Una lite familiare sfocia in tragedia
Pate, secondo i testimoni, ha perso la calma e ha danneggiato diversi oggetti nell’abitazione, inclusa una TV. Tuttavia, non ci sono prove che avesse mai aggredito fisicamente la sua compagna. Preoccupata per la situazione, la madre di Kaylynn è intervenuta, portando con sé anche Matthew Peoples. Dopo che la sorella è uscita per un momento, Peoples ha preso una pistola, temendo che la situazione potesse degenerare.
Una reazione sproporzionata
Secondo l’accusa, Peoples avrebbe sparato al petto di Pate dopo un alterco verbale, affermando che la vittima si stava “lanciando contro di lui come per combattere” e che aveva paura di “perdere la rissa”. Ma Pate non era armato e, come stabilito in tribunale, non rappresentava una minaccia imminente. Il procuratore Peter Overstreet ha dichiarato: “Lo Stato della Florida rispetta il diritto alla difesa personale, ma qui si è trattato di omicidio”.
Nel luglio 2025, una giuria ha condannato Peoples per omicidio di secondo grado con arma da fuoco. Il giudice Russell Roberts ha quindi emesso una pena di 30 anni di reclusione, accompagnata da libertà vigilata a vita e risarcimento alle vittime. La sentenza rientra nel quadro previsto dalla legge statale “10-20-Life”, che impone pene severe per reati con armi da fuoco.
La madre della vittima, durante l’udienza, ha letto una straziante dichiarazione: “Il giorno in cui hai ucciso mio figlio, hai ucciso una parte di me”. Una tragedia nata da un’escalation emotiva che, secondo la corte, poteva e doveva essere evitata.