Urso, soft power e industria di marca: il nuovo tesoro del Made in Italy
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Urso, soft power e industria di marca: il nuovo tesoro del Made in Italy

Adolfo Urso

Il ministro Urso evidenzia il valore strategico del Made in Italy come soft power e motore economico, con esportazioni quasi triplicate.

In un contesto economico segnato da incertezze internazionali e tensioni commerciali crescenti, le imprese italiane dimostrano una straordinaria capacità di resistenza e adattamento. Il Made in Italy, apprezzato nel mondo per qualità, creatività e tradizione, si conferma un pilastro fondamentale non solo dell’economia, ma anche dell’immagine culturale dell’Italia nel mondo.

Adolfo Urso
Adolfo Urso

Il Made in Italy tra eccellenza e resilienza globale

Il valore dell’industria di marca va oltre i meri dati economici: si manifesta anche come veicolo di soft power, capace di influenzare positivamente i consumatori globali, specie in mercati strategici come quello statunitense. Come affermato dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, “Il valore della nostra industria di marca non è solo un motore economico e sociale, ma ha un potere superiore: quello del soft power. Questo, in uno scenario di tensioni commerciali, è fondamentale, anche nella prospettiva che i consumatori americani non siano disposti e non saranno disposti a rinunciare al Made in Italy”.

Industria di marca: un tesoro da proteggere per la crescita europea

Il ruolo strategico delle imprese italiane si riflette nei dati: tra il 2014 e il 2024, il valore delle esportazioni nei beni di largo consumo è salito da 3,8 a quasi 10 miliardi di euro. “Un traguardo – prosegue il ministro – che ci lascia ottimisti, ma anche un tesoro da preservare, lavorando insieme tra pubblico e privato, ma soprattutto con gli altri Stati membri e con l’Unione Europea”.

Centromarca, che “rappresenta oltre 2.600 marchi di rilievo […] con un valore complessivo di oltre 87 miliardi lungo tutta la filiera, pari al 4,2% del Pil nazionale”, è al centro di questo sviluppo. L’Italia, ha ricordato Urso, “si è posta come leader in Europa per riportare la manifattura al centro della crescita e del benessere”, presentando sette non paper tematici alla Commissione europea e lanciando il Libro bianco Made in Italy 2030.

“Uno strumento che, accanto alle risorse per le imprese (circa 20 miliardi di euro), si prefigge di orientare le politiche pubbliche […] così da rafforzare le filiere produttive, favorire l’innovazione, stimolare la competitività sui mercati internazionali e tutelare le produzioni di qualità”, ha concluso Urso. La notizia chiave? L’Italia investe con determinazione nella propria identità produttiva, facendo della sua industria di marca una leva di crescita e influenza globale.

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ultimo aggiornamento: 9 Giugno 2025 18:33

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