La ministra Eugenia Roccella denuncia l’utero in affitto come sistema commerciale alla Conferenza Internazionale a Roma.
Durante la recente Conferenza Internazionale per l’abolizione universale della surrogazione di maternità, tenutasi presso l’Università Lumsa di Roma, la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità, Eugenia Roccella, ha sollevato preoccupazioni significative riguardo alla pratica dell’utero in affitto, descrivendola come un “vero sistema commerciale“.
La ministra ha evidenziato la complessità dell’industria della surrogazione. Inoltre, ha sottolineato il coinvolgimento di molteplici attori e la necessità di una struttura organizzativa ben oleata per gestire il processo dall’inizio alla fine.
La riflessione della ministra Roccella sull’utero in affitto
Come riportato da Luce.lanazione.it, la ministra Roccella ha delineato le diverse figure coinvolte nella contrattualizzazione dell’utero in affitto: dalla donatrice di gameti al partner della madre surrogata, passando per il centro di fecondazione assistita, la biobanca, lo studio legale e l’agenzia che coordina tutti gli aspetti del processo.
“Quindi è evidente che si tratta di un vero e proprio sistema commerciale che richiede una organizzazione complessa e rodata che implica necessariamente costi notevoli“, ha dichiarato la ministra.
Surrogazione commerciale e altruistica?
Un punto critico sollevato da Roccella riguarda la distinzione tra surrogazione commerciale e altruistica. La ministra ha sottolineato come, nonostante i tentativi di distinguere le due pratiche, l’altruismo puro sia praticamente inesistente.
“L’unica persona che può non essere pagata paradossalmente, o magari essere pagata attraverso un rimborso, può essere proprio la madre surrogata“, ha affermato la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità.
Questo logicamente evidenzia l’inevitabilità dei costi associati e la contraddizione intrinseca nel concetto di “Gestazione per altri” quando presentato come un gesto completamente altruistico. L’intervento della ministra alla conferenza, dunque, ha messo in luce le complessità e le questioni etiche che circondano la pratica dell’utero in affitto, invitando a una riflessione più profonda sulla sua regolamentazione e sulle implicazioni morali.