Valditara ha proposto un nuovo requisito per usufruire del reddito di cittadinanza: necessario aver terminato gli studi.
Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, durante un’intervista al Sole 24 Ore ha parlato del reddito di cittadinanza e delle nuove modifiche proposte sulla manovra. La sua proposta è quella di mettere come requisito obbligatorio per usufruire del reddito l’aver completato il ciclo di studi.
Le sue dichiarazioni: “Qualunque provvedimento di carattere assistenziale ci sarà al posto del reddito di cittadinanza potrà essere concesso a condizione che, se un ragazzo si è fermato alla licenza media o addirittura a quella elementare, possa completare l’obbligo scolastico iscrivendosi ai Centri per l’istruzione degli adulti, i cosiddetti Cpia che funzionano bene, oppure che, se ha già il diploma, segua una dei corsi di formazione che finanzieremo con i nostri fondi”.
E continua: “Un buon genitore si preoccupa che questi ragazzi abbiano gli strumenti per farcela nella vita altrimenti rischiano di essere degli sbandati. E un buon ministro è quello che si preoccupa del futuro dei propri studenti. Sto ponendo un tema serio. Ci sono centinaia di migliaia di ragazzi che non si formano, non studiano, non cercano un lavoro. E noi cosa facciamo? Stiamo zitti e in più gli diamo il reddito di cittadinanza come se fosse la paghetta immeritata?”.
Per Valditara fondamentale garantire la formazione professionale
Secondo Valditara, “per far funzionare gli Its, che non possono essere delle monadi, serve una grande filiera sul modello tedesco. Dobbiamo garantire una filiera coerente e ben strutturata che dalla formazione professionale porti fino agli Its che hanno eguale dignità dell’università. Se costruiamo la filiera e rendiamo attraente la continuità del percorso diamo una prospettiva importante. Ovviamente bisogna investire nelle dotazioni infrastrutturali ed è per questo che uno dei miei primi atti ha riguardato il decreto con i criteri di riparto per i 500 milioni sui laboratori Its, risolvendo un immobilismo che durava mesi. Solo investendo nelle infrastrutture diamo quel salto di qualità che serve all’istruzione tecnica e professionale”.
Infine ha concluso: “Gli istituti tecnico-professionali che devono rispondere con qualifiche nuove e con percorsi nuovi, devono adeguarsi alle esigenze del territorio, modernizzando i laboratori e la didattica. Alcune realtà di eccellenza già ci sono. Dobbiamo aiutare il sistema a generalizzarle. Investire nell’istruzione tecnica e professionale è un grande investimento per i nostri giovani e il nostro sistema produttivo”.