Dei finanzieri sono stati indagati per aver fornito dati sensibili sulla storia economica di oltre 134mila persone a società investigative.
Un funzionario del ministero dell’Economia, un dipendente dell’Inps e due militari della Guardia di Finanza. Questi gli individui che avrebbero venduto i dati della storia economica di più di 134mila italiani, senza il loro consenso, tra il 2016 e il 2017. Per questi dati, si facevano pagare dai 10 centesimi fino ad €2,20 a persona. Nel pacchetto dati venduto, come scritto sul Corriere della Sera, c’era di tutto. Parliamo di contributi, dello stipendio fino alla pensione, del codice fiscale, della residenza, della situazione immobilista e della dichiarazione dei redditi di ogni cittadino.
Chi ha venduto i dati?
A vendere i dati, sono stati tre pubblici ufficiali: Giuseppe Conti, funzionario del ministero dell’Economia, Fabrizio D’Alena e Emiliano Cherubini, due militari della Guardia di Finanza. Oltre a loro, anche un funzionario dell’Inps è stato indagato. Nel corso dell’inchiesta, però, l’uomo è deceduto. Gli acquirenti, invece, che volevano visionare i dati di questi cittadini, erano società di investigazione, di consulenza finanziaria o di recupero crediti.
Il processo
Gli indagati coinvolti in questo business illegale di furti d’identità economica sono ben 18. Il pubblico ministero Pierluigi Cipolla ha chiesto, per queste figure, il rinvio a giudizio per accesso abusivo a sistema informatico e corruzione. I fatti sarebbero tutti avvenuti fra i cinque e i sei anni fa, fra il 2016 e il 2017. Si stima inoltre che fra novembre 2016 e febbraio 2017, nel dettaglio, i due militari della Guardia di Finanza, ovvero D’Alena e Cherubini, abbiano dato ad una società di recupero l’indirizzo di residenza e il codice fiscale di 4.895 persone, vendendo ogni pacchetto a soli 25 centesimi.