A Roma si tengono i colloqui sul nucleare tra Stati Uniti e Iran, con la mediazione dell’Oman. L’obiettivo è un’intesa sul programma atomico.
Nel panorama internazionale, poche città hanno il peso simbolico e strategico di Roma quando si parla di diplomazia, soprattutto tra USA e Iran. La capitale italiana, da sempre crocevia di incontri e mediazioni, si trova oggi al centro di uno dei dossier più delicati dello scenario geopolitico: i negoziati tra Stati Uniti e Iran sul programma nucleare di Teheran. Il contesto è complesso, segnato da anni di tensioni, sanzioni economiche e sospetti reciproci. Ma Roma sembra offrire un terreno neutro, ideale per una ripresa del dialogo.

Roma diventa teatro di diplomazia internazionale
La scelta della sede non è casuale: l’ambasciata dell’Oman, Paese storicamente attivo nella mediazione tra le due nazioni, ha aperto le sue porte per accogliere le delegazioni. I rappresentanti: Abbas Araghchi, ministro degli Esteri iraniano, e Steve Witkoff, inviato speciale dell’ex presidente Donald Trump, siedono ora allo stesso tavolo, pronti a confrontarsi su uno dei temi più sensibili degli ultimi decenni.
Una trattativa ad alta tensione, ma con spiragli di accordo
Il primo round di colloqui, tenutosi a Muscat il 12 aprile, ha aperto uno spiraglio. Ora a Roma si punta a costruire su quella base. A conferma dell’importanza del momento, il vicepremier italiano Antonio Tajani ha incontrato Araghchi alla Farnesina, sottolineando il ruolo dell’Italia nel favorire il dialogo. Su ‘X’, Tajani ha scritto: “Roma diventa Capitale di pace e dialogo” e ha aggiunto: “L’auspicio del Governo italiano è che tutti insieme si possa arrivare ad una soluzione positiva per il Medio Oriente”, affermando anche di aver “incoraggiato Araghchi a proseguire nel cammino del negoziato contro l’arma nucleare”.
Non solo diplomazia, ma anche messaggi chiari da parte di Teheran. Il consigliere della Guida Suprema, Ali Shamkhani, ha precisato: “l’Iran non è venuto per arrendersi, ma per raggiungere un accordo equilibrato”, aggiungendo che “i negoziatori iraniani si sono recati a Roma con pieni poteri” e che “il team negoziale mira a raggiungere un accordo globale basato su nove principi: serietà, fornitura di garanzie, revoca delle sanzioni, abbandono del modello Libia/Emirati Arabi Uniti, prevenzione delle minacce, accelerazione dei negoziati, prevenzione dei facinorosi (come Israele) e promozione degli investimenti”.
Il dialogo è iniziato. Non è una resa, ma un’opportunità reale per un’intesa. E Roma, oggi, è il cuore pulsante di questa nuova speranza diplomatica.