Razzismo, a Roma via Amba Aradam diventa via George Floyd

Razzismo, a Roma via Amba Aradam diventa via George Floyd

Roma, via Amba Aradam diventa via George Floyd. Imbrattato il busto di Baldissera al Pincio.

ROMA – A Roma via Amba Aradam diventa via George Floyd. In un blitz della rete Restiamo Umani gli attivisti hanno affisso targhe toponomastiche e imbrattato con della vernice rossa il busto di Antonio Baldissera, generale a capo delle truppe italiane in Eritrea.

Appare evidente – si legge in un post su Facebook – alcune delle nostre strade richiamano stragi vergognose compiute da soldati italiani in Etiopia come via dell’Amba Aradam, alcuni monumenti conferiscono invece gloria eterna a uomini colpevoli delle peggiori atrocità verso il genere umano“.

Virginia Raggi condanna: “Roma va rispettata”

Duro il commento sui social da parte di Virginia Raggi che critica l’azione fatta dagli attivisti: “Degli incivili hanno danneggiato due busti alla Passeggiata del Pincio. Uno è stato imbrattato con vernice rossa, l’altro è stato abbattuto. Vandalizzati anche cestini e panchine. Vergognoso! E’ già in corso l’intervento di ripristino. Roma va rispettata“.

VIRGINIA RAGGI

La replica degli attivisti: “Non abbiamo distrutto nulla”

Al post di Virginia Raggi è arrivata la replica degli attivisti attraverso i microfoni di La Repubblica: “Non siamo stati noi, non faremmo mai una cosa del genere, e ci aspettavamo dalla sindaca, che già ha cancellato i nomi di strade dedicate ai fascisti, una maggiore sensibilità. Abbiamo imbrattato per una ragione politica il busto di Baldissera e, comunque, si tratta di vernice lavabile“.

Quel busto e via dell’Amba Aradam – ha precisato uno degli attivisti – sono parte di una memoria storica, ma poco raccontata dai libri di storia che tendono a derubricare le campagne d’Africa italiane come colonialismo soft ma che ancora oggi alimentano il razzismo in Italia […]. Come collettivo crediamo che il passato anche il più oscuro, vada ricordato e studiato, ma l’intitolazione di una strada centrale o un busto commemorativo rendono questa memoria collettiva asettica, se non addirittura onorata“.