Iran chiude istituto di francese dopo le vignette di Charlie Hebdo

Iran chiude istituto di francese dopo le vignette di Charlie Hebdo

Arriva la prima ritorsione di Teheran dopo le vignette pubblicate da Charlie Hebdo. In Iran chiude l’istituto di ricerca francese.

Il settimanale satirico francese Charlie Hebdo, noto per le sue vignette e vittima anche dell’attentato nel 2015 da parte di Al-Qaeda, ha pubblicato una copertina contro l’ayatollah Ali Khamenei, la guida suprema della Repubblica islamica. La copertina mostra decine di ayatollah che marciano verso il grembo di una donna a gambe aperte. «Mullah, ritornate da dove venite», recita il titolo. All’interno un’altra donna, di cui si vedono solo le gambe, urina addosso al Leader Supremo. Poi ancora Khamenei mentre cammina fra corpi impiccati per le proteste la vignetta recita: «Sono io? Oppure è puzza di piedi?».

Il giornale francese Charlie Hebdo ridicolizza con le sue vignette la carica massima religiosa del paese artefice delle dure e violente repressioni nei confronti dei manifestanti in Iran e la violazione dei diritti delle donne. Teheran così ha deciso di convocare l’ambasciatore francese per le caricature a lui dedicate dalla rivista satirica francese nell’ottavo anniversario degli attentati islamisti del 7 gennaio 2015, 12 morti.

proteste iran

La risposta di Teheran alle vignette satiriche

Inoltre, l’Iran ha annunciato la chiusura dell’Istituto francese di ricerca in Iran (IFRI), con sede a Teheran, come ritorsione delle vignette offensive nei confronti di Khamenei. E annuncia che questo è il primo passo. “Un atto offensivo e indecente” lo aveva bollato il ministro degli esteri iraniano assicurando che non sarebbe restato senza risposta. “Non permetteremo al governo francese di oltrepassare il limite. Hanno preso la strada sbagliata, decisamente” minaccia Teheran.

Le vignette pubblicate su Charlie Hebdo vengono da un concorso lanciato l’8 dicembre dalla redazione francese “in sostegno agli iraniani che si battono per la libertà”. Sono arrivati oltre 300 disegni in pochi giorni, i 35 selezionati appartengono quasi tutti a iraniani fuggiti dal loro paese.