Il caso dei conti bancari delle sorelle Meloni (e non solo) spiati. Ci sarebbe un nome: si tratterebbe di Vincenzo Coviello. Ecco chi è.
Sta facendo molto discutere il caso dei conti bancari spiati che ha visto diversi personaggi politici e famosi essere vittima di un ex dipendente di un famoso istituto bancario italiano. Tra le persone che hanno subito violazioni della propria privacy anche le sorelle Meloni, oltre a La Russa e molti altri. Adesso, ci sarebbe anche il nome e un “motivo” dietro a tutto questo: Vincenzo Coviello.
Vincenzo Coviello spiava i conti bancari: il motivo
Si chiamerebbe Vincenzo Coviello, l’uomo accusato di aver spiato nei conti bancari delle sorelle Meloni ma anche di tantissimi altri politici e personaggi famosi. Dalle informazioni riportate in queste ore dai principali organi di stampa tra cui il Corriere della Sera, Repubblica e altri, l’individuo avrebbe avuto accesso ai dati sensibili di oltre 3.500 clienti in tutta Italia e li avrebbe spiati per più di due anni.
Da sottolineare, come ha riportato il quotidiano Domani, che il dipendente della banca sarebbe stato licenziato in tronco dopo che lo stesso istituto di credito aveva aperto un procedimento disciplinare nei suoi confronti.
Ma perché Coviello avrebbe spiato tutte queste persone? Dai virgolettati riportati nelle ultime ore e che farebbero riferimento alle parole dette dall’uomo davanti ai pm nell’agosto scorso quando era partita l’inchiesta, il movente sarebbe pura curiosità. “Ho fatto tutto da solo, e comunque non ho mai scaricato documenti”. E ancora: “Sono un maniaco del controllo”.
I dettagli sullo “spione”
Tra le informazioni che sarebbero circolate in merito allo “spione” abbiamo il nome, Vincenzo Coviello, appunto, e poco altro. Sappiamo che l’ex dipendente della banca ha 52 anni ed è di Bitonto. Sul caso sta indagando anche la Procura di Bari. L’attività degli inquirenti è partita dopo la denuncia di un cliente della filiale di Bitonto, per il quale erano stati rilevati accessi anomali ai dati del suo conto. Coviello avrebbe effettuato un totale di 6.637 accessi abusivi ai dati di 3.572 clienti portafogliati a 679 filiali di un famoso gruppo bancario italiano.