L’ex membro della Camera, iscritto al Partito Democratico, aveva già definito Giorgia Meloni una “politica capace”.
Luciano Violante confuta l’idea di essere un consulente fondamentale per Giorgia Meloni, nonostante le speculazioni diffuse. Anzi, afferma che le sue convinzioni politiche sono fondamentalmente diverse da quelle della leader del governo. Tuttavia, ammette che la passione per la propria ideologia si è affievolita con il passare del tempo. Infatti, non è un caso che Violante appoggi l’operato di Giorgia Meloni.
Le parole di Violante su Giorgia Meloni: “Sue scelte non sono postfasciste”
Oltre a Luciano Violante, altri esponenti di spicco della sinistra, tra cui l’ex presidente della Corte Costituzionale Sabino Cassese, dicono di sostenere le decisioni del governo. Mesi fa Violante si era espresso a favore delle capacità politiche del premier Meloni.
“Le sue politiche concrete possono essere criticate, ma non possono essere definite postfasciste“, aveva commentato Violante. “Sono errori ideologici, ricordano il Berlusconi di ‘stanno arrivando i comunisti’. Meglio misurarsi sui contenuti“.
Il commento sul Pnrr
In un’intervista al Corriere della Sera, Violante ha espresso l’opinione che il Piano nazionale di ripresa e resilienza stia causando una divisione tra politica e magistratura. Secondo il politico, si tratta di un “bisticcio infondato” e aggiunge che sarebbe più utile, sia per la maggioranza che per l’opposizione, concentrarsi sulla creazione di una democrazia industriale moderna.
“Il Pnrr” – afferma l’ex magistrato – “ha messo a nudo alcune nostre storiche fragilità. Oggi tra i giovani dai 15 ai 29 anni, uno su cinque non studia e non lavora; ma un milione e duecentomila posti di lavoro sono vacanti per mancanza di competenze. È un paradosso“.
La richiesta di Violante è la seguente: “Io preferirei che volessimo bene all’Italia invece di bisticciare sui poteri della Corte dei conti. Possiamo esserne capaci, come nella ricostruzione del ponte di Genova“.