In Bangladesh, violenti scontri tra polizia e studenti hanno causato oltre 100 morti e centinaia di feriti.
Le recenti proteste in Bangladesh hanno assunto una dimensione tragica con violenti scontri tra studenti e forze di polizia che hanno causato oltre 100 morti e centinaia di feriti. Le manifestazioni, iniziate settimane fa, mirano a contestare le attuali norme sull’assunzione nel servizio civile, giudicate discriminatorie dagli studenti.
Le ragioni delle proteste
Gli studenti bengalesi si sono mobilitati contro un sistema di assegnazione dei posti di lavoro nel settore pubblico, eredità di una legge risalente agli anni Settanta. Secondo questa normativa, il 30% delle posizioni nel servizio civile è riservato ai familiari dei reduci della guerra di indipendenza dal Pakistan del 1971.
Gli studenti ritengono che questa quota sia ingiusta e chiedono un sistema di assunzione basato esclusivamente sul merito. Ogni anno, circa 400.000 laureati competono per soli 3.000 posti di lavoro nel settore pubblico, rendendo la competizione estremamente feroce e le proteste sempre più accese.
Nel 2018, dopo un’ondata di proteste simili, il governo di Sheikh Hasina aveva sospeso il sistema delle quote. Tuttavia, lo scorso mese, l’Alta Corte del Bangladesh ha annullato questa decisione, riaccendendo il conflitto. In risposta, la Corte Suprema ha sospeso temporaneamente la sentenza dell’Alta Corte e si pronuncerà definitivamente il 7 agosto. Questa incertezza ha ulteriormente alimentato le tensioni tra gli studenti e le autorità.
La risposta del governo
Per far fronte alla crescente violenza, il governo ha imposto un coprifuoco e dispiegato l’esercito per “mantenere l’ordine“. Il portavoce del governo, Nayeemul Islam Khan, ha dichiarato: “Il governo ha deciso di imporre il coprifuoco e di schierare l’esercito in aiuto delle autorità civili“.
Gli scontri hanno lasciato sul campo oltre 700 feriti, tra cui 104 agenti di polizia e 30 giornalisti. Gli studenti hanno incendiato edifici governativi e compiuto atti di vandalismo contro varie strutture, tra cui l’ufficio della televisione statale BTV e l’agenzia nazionale per la gestione dei disastri.