Virus Mpox, il nuovo ceppo spaventa: “Il più pericoloso finora”

Virus Mpox, il nuovo ceppo spaventa: “Il più pericoloso finora”

Un nuovo ceppo del virus Mpox, il vaiolo delle scimmie, spaventa. L’allarme arriva dall’OMS dopo i crescenti numeri in Congo.

Massima attenzione per il nuovo ceppo del virus Mpox, noto come vaiolo delle scimmie. Da quanto si apprende, tale malattia si sta diffondendo rapidamente lungo il confine orientale della Repubblica democratica del Congo. Il timore è che i contagi possano arrivare anche in altre zone del mondo, tra cui l’Europa e diffondersi non solo per trasmissione sessuale.

Virus Mpox: il nuovo ceppo spaventa

Un nuovo ceppo di vaiolo delle scimmie (monkeypox o mpox) è stato identificato in adulti e bambini in Congo, vicino al confine con Ruanda e Burundi. Si tratta di un vero e proprio pericolo dato che tale virus causa malattie più gravi e mortali rispetto al patogeno responsabile dell’epidemia scoppiata nel 2022. Da quanto si apprende, tale Mpox appartiene al clade I, il più pericoloso, ma è una nuova variante mutata che si trasmette in modo più semplice.

Secondo quanto sottolineato anche da Fanpage, le autorità sanitarie locali ritengono che il nuovo ceppo sia emerso intorno alla metà di settembre 2023 e che la sua diffusione sia stata sostenuta dalla trasmissione sessuale, sebbene esisterebbero delle prove che l’infezione possa essere contratta anche attraverso il contatto pelle a pelle.

“Il più pericoloso finora”

In questo senso gli esperti avrebbero messo tutti in allarme. In particolare la professoressa Trudie Lang, direttrice del Global Health Network dell’Università di Oxford, in un incontro contro i giornalista, avrebbe spiegato come questo nuovo ceppo abbia necessità di grande attenzione. “È senza dubbio il ceppo di mpox più pericoloso finora”, ha detto l’esperta.

Non solo. La professoressa Lang ha tenuto a spiegare come, in seguito all’aumento di casi di vaiolo registrato dal mese di settembre scorso nella provincia congolese del Sud Kivu, si era ipotizzato che le infezioni fossero causate dal virus del clade II, ovvero quello responsabile dell’epidemia del 2022, finché i test di laboratorio hanno indicato qualcosa di diverso, ovvero che si trattava di una nuova variante del clade I. Tale situazione per l’Oms rappresenta “un rinnovato rischio di diffusione transfrontaliera e internazionale che potrebbe potenzialmente portare ad un aumento del rischio di malattie gravi”.