Vittorio Feltri condannato al termine del processo per diffamazione per un titolo del 2017 su Virginia Raggi. La prima pagina di Libero titolava ‘Patata bollente’.
Vittorio Feltri condannato al termine del processo per diffamazione a mezzo stampa. Il Direttore di Libero dovrà pagare 11.000 euro per il titolo dedicato nel 2017 alla Raggi. Patata Bollente, titolava il quotidiano riferendosi all’ex sindaca di Roma.
Feltri condannato per diffamazione
Vittorio Feltri e Senaldi sono stati condannati per il titolo nei confronti dell’ormai ex sindaca di Roma. Il Pm aveva chiesto 3 anni di carcere, ma i giudici hanno deciso per una sanzione pecuniaria per i due.
Feltri è stato condannato al pagamento di 11.000 euro per diffamazione, risarcimento danni, pagamento delle spese legali e pubblicazione della sentenza sui principali quotidiani.
Condannato anche Pietro Senaldi, direttore responsabile accusato di omesso controllo. Per Senaldi la condanna è al pagamento di una multa di 5.000 euro.
“Quel vergognoso titolo di ‘Libero’ non ha offeso solo me ma tutte le donne. Mi auguro che questo episodio serva come monito e per riflettere seriamente sui temi del sessismo e dell’hate speech. Il rispetto delle donne, e delle persone, deve venire sempre prima di tutto“, ha commentato Virginia Raggi
‘Patata bollente’, Vittorio Feltri a processo per diffamazione per titolo su Virginia Raggi
Il direttore di Libero era stato rinviato a giudizio dal Gup di Catania Luca Lorenzetti. L’accusa era quella di diffamazione a mezzo stampa. Il processo si terrà a Catania, dove viene stampato il quotidiano di Feltri.
La Procura di Catania aveva chiesto 3 anni e 4 mesi di detenzione in carcere per Vittorio Feltri, che ha fatto sapere di non essere preoccupato dalla richiesta pesante dell’accusa: “Evidentemente la pm non ha letto la sentenza della Corte costituzionale che prevede il carcere soltanto in presenza di una mirata e insistita campagna giornalistica contro qualcuno“, ha dichiarato Feltri. “E comunque noi, la cosa della patata bollente, l’avevamo già usata per Ruby. Se la ricorda? Quella di Berlusconi. Ebbene, là non successe proprio nulla. Nessuno fiatò, non si alzarono polemiche e nemmeno crociate. Forse perché la signorina Ruby era straniera“, prosegue Feltri.
Virginia Raggi, “Io non dimentico”
“Nessun diritto di cronaca esercitato né di critica politica, semplicemente parole vomitevoli. Avevo annunciato che avrei querelato, mi sono costituita parte civile ed il gup di Catania ha disposto il rinvio a giudizio per il direttore Vittorio Feltri e per il direttore responsabile Pietro Senaldi. È un primo importante risultato non tanto per me, ma per tutte le donne e tutti gli uomini che non si rassegnano a un clima maschilista, a una retorica fatta di insulti o di squallida ironia”, aveva dichiarato Virginia Raggi commentando il rinvio a giudizio di Feltri.
“Gli pseudo-intellettuali i politici e alcuni giornalisti che fanno da megafono ai peggiori luoghi comuni, nella speranza di vendere qualche copia o conquistare qualche voto in più, arrivano persino a infangare la memoria di figure istituzionali come Nilde Iotti o a insultare le donne emiliane e romagnole. Patata bollente e tubero incandescente mi scrivevano, io non dimentico, vediamo come finisce in tribunale questa vicenda”.
Di seguito il post integrale pubblicato da Virginia Raggi sulla propria pagina Facebook