Una recente sentenza ha affermato che il termine “clandestino” costituisce una “molestia discriminatoria” contro i richiedenti asilo.
La Corte di Cassazione ha confermato i tre mesi di sospensione che il Consiglio di disciplina dell’Ordine dei Giornalisti aveva pattuito per Andrea Manfrin, giornalista e capogruppo regionale della Lega in Valle d’Aosta, reo di aver utilizzato il termine “clandestino” riferendosi agli immigrati entrati illegalmente in Italia.
La Cassazione ha affermato che l’utilizzo di questa parola riferita ai richiedenti asilo costituisce una “molestia discriminatoria“. Un giudizio che Vittorio Feltri ha respinto categoricamente: il direttore di Libero ha commentato sull’accaduto assicurando che non smetterà mai usare il termine “clandestino”.
Il pensiero del direttore di Libero
“Non esiste alcuna norma – spiega Feltri – che autorizzi i cittadini di altri Paesi a mettersi in mare per trasferirsi in Italia, addirittura senza documenti. Di contro, semmai esiste il reato di clandestinità, cioè il reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato, ed esistono altresì i clandestini, che dalle nostre parti sono parecchi“.
“È grave sintomo di superficialità – ha aggiunto il direttore di Libero – guerreggiare contro le parole. Ed è disonesto strumentalizzarle per sguazzare in vittimismo bieco ed inutile, atteggiamento che appare molto in voga negli ultimi anni, o per compiere attacchi ideologici nei confronti di chi non riusciamo a digerire”.
“Coloro i quali adoperano la parola ‘clandestino’ – ha dichiarato Vittorio Feltri – nonostante si tratti di un termine prettamente giuridico, siano per ciò stesso fascisti, razzisti, estremisti di destra, ignoranti e incivili“.