Dal ricordo di Giorgio Gaber al salvataggio di un’asina: le avventure inaspettate di Vittorio Feltri nelle edizioni storiche della festa.
Vittorio Feltri, figura emblematica del giornalismo italiano e fondatore del quotidiano “Libero”, ha recentemente rivelato alcuni aspetti sorprendenti del suo rapporto con la Festa dell’Unità, evento iconico del panorama politico italiano. Feltri, noto per le sue posizioni spesso critiche nei confronti della sinistra, ha sorpreso il pubblico con aneddoti personali e inaspettati legati a questo storico festival.
Ricordi e confessioni: Feltri alla Festa dell’Unità
La Festa dell’Unità, inizialmente organizzata dal Partito Comunista Italiano e successivamente dal Partito Democratico, ha visto la partecipazione non annunciata di Feltri in diverse occasioni. Durante un’intervista con David Parenzo nel programma “L’Aria Che Tira” su La7, Feltri ha confessato: “Non mi hanno mai invitato ma io ci sono andato lo stesso. Non succedeva mai niente a Bergamo, quando a settembre c’era la Festa dell’Unità io ci andavo, così me la spassavo un po’.” Queste parole rivelano una faccia meno conosciuta del giornalista, capace di immergersi in contesti anche lontani dalle sue consuete battaglie editoriali.
Gli aneddoti: da Giorgio Gaber al “Casino” organizzativo
Il suo primo approccio con la Festa dell’Unità risale all’età di 18 anni, un’esperienza arricchita dalla presenza del celebre cantautore Giorgio Gaber. Anni dopo, la sua professione come giornalista del Corriere della Sera lo ha portato nuovamente all’evento, ma con esiti meno sereni. “Ma ho combinato un casino e quindi non mi hanno più mandato lì“, ammette Feltri, lasciando intravedere episodi di tensione e disaccordo, tipici di un personaggio che non ha mai temuto il confronto e la polemica.
La sua partecipazione alla Festa dell’Unità ha anche riservato momenti di grande umanità. Racconta Feltri: “Una decina d’anni fa, lavoravo già a Libero, venni a sapere che a una Festa dell’Unità volevano uccidere un’asina per fare lo stufato. Mi misi in contatto con l’organizzatore e la comprai per 300mila lire“. Questo gesto, oltre a mostrare un lato inaspettatamente sensibile del giornalista, ha dato vita a un legame speciale con l’animale, che ancora oggi ricambia le sue visite con affetto.
Le rivelazioni di Vittorio Feltri sul suo rapporto con la Festa dell’Unità delineano una figura complessa e sfaccettata, che va oltre le etichette giornalistiche e politiche. Tra ricordi di gioventù, episodi professionali movimentati e gesti di inaspettata tenerezza, emerge il ritratto di un uomo che continua a sorprendere e a provocare, in linea con il suo stile unico e inconfondibile.